domenica 4 dicembre 2011

Il caso: Giù le mani da Montichiari!


Non entro nel merito delle cose ma faccio un semplice copia incolla di questo articolo uscito su Cicloweb.it.
Personalmente posso solo constatare come da almeno 10 giorni, non ci siano più notizie, come il nuovo direttivo non dia nessuna risposta e non si sappia nemmeno se sabato prossimo c'è o meno la Gara prevista per il 10 Dicembre !!!!
Comunque sia sembra la solita storia italiana di poteri ed interessi e dove a rimetterci è sempre la brava gente .....
Senza entrare nel merito della discussione e dei problemi intestini del Velodromo, faccio un paio di constatazioni e ragionamenti del tutto personali.

1) Come in italia sia impossibile creare cose positive senza per forza avere dei conflitti intestinali terribili, tanto che le cose belle di solito diventano delle cose e basta ...

2) Per quello che ne so le ragazze hanno lavorato tanto e bene almeno per noi amatori per quanto riguarda il calendario gare, la comunicazione , tutto è stato sempre molto "moderno" e le informazioni si sono trovate puntualmente etc etc

3) E' da capire il nuovo direttivo che progetti avrà per noi visto che da SEMPRE in federazione siamo visti come un peso e un extra rispetto ai giovani e agli agonisti
Ricordo una riunione che siamo saliti in pista per le gare senza fare riscaldamento perchè girava un derny e noi avevamo la pista libera solo dopo le 19 appunto orario di partenza della gara ...
Situazioni del genere credo potrebbero ripetersi se non peggiorare.

4) La gara del 10 rimane confermata o no ? Su facebook il gruppo Montichiari è defunto e adesso è da capire se ci sarà qualche aggiornamento sul loro sito ?

5) Il nuovo direttore ha un programma ? Prevede una riunione di presentazione dove presenterà qualche progetto ?

Come scritto nell' articolo vedremo e anzi aspettiamo con ansia di avere dei chiarimenti, penso che un pò lo meritiamo anche NOI Amatori ( i soliti gnocchi che pagano per correre ma che nessuno apprezza mai).

ARTICOLO:

Quella che andiamo a raccontare è una storia molto triste, e al contempo una storia molto italiana. È la storia del Velodromo di Montichiari, gioiellino di inestimabile valore - non foss'altro perché è l'unico velodromo coperto sull'intero territorio nazionale - per un movimento, quello del ciclismo su pista del nostro paese, che ha aspettato per decenni una struttura del genere, e oggi, da un anno e mezzo a questa parte, ce l'ha.
Conviene fare nomi e cognomi perché non è il caso di girare troppo intorno a una vicenda che sentiamo molto vicina, sia come appassionati, che come partner della struttura in provincia di Brescia. Partner, e come tali testimoni ravvicinati (non: interessati) delle questioni che andiamo a descrivere.
La domanda di fondo è una e una sola: può un'azienda privata avere la libertà di muoversi sul mercato come ritiene più opportuno fare, senza che la politica - sia essa reale o "solo" sportiva - ci metta il naso? La risposta che il buon senso ci suggerisce è: sì, certo che può. La risposta che ci suggerisce l'esperienza del nostro paese è: non diciamo fesserie.
Succede che il Velodromo di Montichiari, gestito congiuntamente da un Consorzio Pista che si occupa dell'attività corrente (e che ha un proprio consiglio d'amministrazione), e da una società sportiva, la Monteclarense, che organizza i grandi eventi, abbia come presidente Tarcisio Bregoli, mentre il fratello Isidoro è presidente del citato Consorzio Pista e l'altro fratello Piero del consiglio provinciale della FCI di Brescia (quest'ultimo però gestisce in concreto la struttura di Montichiari). Dopo i Mondiali Juniores svoltisi lo scorso anno nella struttura lombarda, il buon Bregoli ha assunto la 25enne Priscilla Bontempi (che al buon esito di quella manifestazione aveva contribuito) in qualità di direttore dell'organizzazione degli eventi. In pratica, un titolo sovrastrutturale a un ruolo di tuttofare all'interno del Velodromo. Quella che un tempo si sarebbe definita "l'anima del velodromo", per intenderci.
La Bontempi (per sgomberare il campo da dubbi: sì, è la figlia di) si sceglie il proprio staff, formato fondamentalmente da persone giovani e cariche di entusiasmo, con molte donne al suo interno. Tra di esse, la nostra Laura Grazioli, responsabile della comunicazione del Velodromo (oltre che consigliere d'amministrazione del Consorzio Pista). Tra molti addetti ai lavori - tra cui noialtri - si accoglie ovviamente con favore questa novità: finalmente una ventata di gioventù!, ci diciamo.
Nello staff del Velodromo c'è anche, nel ruolo di Direttore Tecnico (col compito di gestire la scuola di ciclismo) e di Chef de Piste (cioè colui che controlla lo stato della pista e decide se sospendere o meno le gare in caso di incidenti), una vecchia conoscenza degli anelli italici, Fabio Perego, già organizzatore di eventi defunti come il Giro d'Italia delle Piste, ma anche di manifestazioni a Montichiari (da ultimo, il Campionato Europeo Derny, svoltosi ancora pochi giorni fa). Perego, anche procuratore di alcuni corridori, è un personaggio ben inserito nel contesto del nostro ciclismo, ha agganci ed esperienza, e potrebbe essere un bel jolly da giocare all'interno della struttura organizzativa del Velodromo.
I problemi nascono allorquando Perego risulta lavorativamente incompatibile con chi gestisce il Velodromo. Non ci dilunghiamo in particolari che spazierebbero da inadeguatezze organizzative (dal fissare gli orari dei tecnici, incombenza lasciata alla bontà della Bontempi, al rendere conto dell'attività giovanile, impegno mai espletato) a prolungate trascuratezze (relativamente alla gestione della scuola), a veri e propri (e gravi) conflitti d'interessi (quando ai Campionati Italiani, da Chef de Piste, ruolo che dovrebbe essere super partes, faceva in realtà l'allenatore di alcuni ragazzi lombardi, prendendo decisioni chiaramente parziali, e addirittura non trovando problemi nell'incitare i "suoi" a bordo pista...).
Quanto alle piccole meschinità di tutti i giorni (dagli allenamenti di derny fatti partire rumorosamente durante le premiazioni delle gare dei diversamente abili, sempre ai Campionati Italiani, ai dispettucci d'asilo della serie "tu non metti il cerimoniere amico mio e io non ti mando le mail dei risultati", sempre e ancora ai Campionati Italiani), sorvoliamo (oddio, un paio le abbiamo citate...).
Dopo gli Assoluti, con le vicende che abbiamo sommariamente elencato (e che si sommano a una serie di fattori pregressi), chi gestisce il Velodromo prende la sofferta decisione di sospendere Perego, dopo che questi non si è presentato all'ultimo Consiglio. E lui, che peraltro in giro ha più volte millantato un ruolo (direttore del Velodromo) assolutamente non di sua pertinenza, l'ha presa malissimo. In pochi giorni si è passati dalle minacce alle ingiurie a nuove e sempre più pesanti minacce: ecco un esempio di quanto abbiamo testualmente letto in giro ad opera di cotanto poeta: «Vi lascio qualche giorno per comperare la Vasellina, perchè stavolta vi faccio male davvero ... Come si dice in brianza ... "avete pestato la m...a sbagliata, vi tocca buttare via le scarpe"».
Detto fatto, non passano che un paio di giorni ed ecco le vie di fatto. Piero Bregoli, il Presidentissimo de facto, evidentemente per pressioni subite dal comitato regionale della FCI lombarda (di cui Perego è un tecnico, nonché il responsabile della delegazione regionale), comitato che ha in mano un tot di fondi da destinare all'impianto, impone a Priscilla Bontempi una sorta di tutor. Chi? Fabio Perego, of course. Lei con chi l'ha pubblicamente e ripetutamente insultata non lavora, e si prende del tempo per decidere se presentare le sue dimissioni. Con la Bontempi (che, per fugare altri dubbi, non è l'ultima arrivata, ma ha anche due lauree) se ne andrebbero via diversi sponsor oltre che lo staff gestionale, e oltre che tecnici e meccanici che così in queste ore stanno decidendo di esprimere la loro solidarietà a Priscilla e alla sua squadra.
Quindi, rendendoci conto che la vicenda è ben ingarbugliata, facciamo un po' d'ordine prima di procedere.
- Chi gestisce materialmente il Velodromo decide di non avvalersi più della collaborazione di un professionista.
- Il professionista in questione sbraita e minaccia, e quindi muove le pedine giuste per imporre se stesso alla struttura, coi buoni uffici del presidente della struttura stessa.
- Chi gestisce materialmente il Velodromo evidentemente non è messo nelle condizioni di gestire materialmente il Velodromo (ovvero fare ciò per cui è pagato - o per cui NON è pagato, visto che a Montichiari si fa tanto volontariato), e quindi si fa da parte, con tutta la struttura che ha alacremente lavorato in questi mesi. I tanti progetti in essere, sono destinati a cadere.
Alla fine della fiera, il Velodromo risulta arricchito o impoverito? Ai lettori la non ardua sentenza.
E si badi bene, non stiamo dicendo che Bontempi e compagnia (a partire dai più stretti consiglieri) siano (stati) esenti da errori di valutazione (e di inesperienza, certo!), e probabilmente qualcuno di più scafato ci avrebbe pensato su due volte prima di fare una mossa politicamente azzardata come sospendere Perego, che ha chiaramente un forte sostegno della Federciclismo lombarda. Ma proprio l'azzardo della mossa ci fa pensare che sia stata fatta non per un interesse (che interesse avevano, a Montichiari, nel sollevare tutto questo marasma?), ma per una convinzione.
Inoltre, un conto è un errore fatto in buona fede, lungo un percorso di palese crescita manageriale; un conto è un "errore" interessato, dettato dall'amicizia dell'amicizia dell'amicizia e di troppi cerchi che prima o poi si dovranno chiudere. I conti si fanno alla fine, in genere, e basandosi sui risultati del medio-lungo termine si può eventualmente decidere di cambiare volto a una struttura; ma ciò non può certo essere fatto sulla base della ricezione di una telefonata (o visita, o quel che sia stato) minatoria!
Qui però abbiamo di fronte la vecchia, stantia, insopportabile, apparentemente insopprimibile politica dei ricatti e delle segrete stanze, contrapposta alla verve giovane e propositiva di chi ha in mente l'interesse della struttura Velodromo, e non di altri non meglio identificati apparati.
Con la mossa di Piero Bregoli, col suo «Cari ragazzi, abbiamo scherzato, macché largo ai giovani!», ci rimane l'immagine di un Presidentissimo con le braghe calate di fronte ai ricatti, ma soprattutto l'immagine di una pista italiana che non trova pace e mai la troverà, finché permarranno determinati rapporti di forza all'interno del nostro ciclismo. A un altro Presidentissimo (molto più -issimo di Bregoli) che ultimamente si è tagliato i baffi perché vuol ringiovanire anche lui, in un periodo in cui è impegnato su tutti i fronti per prepararsi (a lui o a chi per lui...) la terza rielezione alla carica di numero uno della FCI (Renato Di Rocco, ipse), non possiamo evidentemente chiedere di intervenire per bloccare lo scialo di risorse, umane e non solo umane, che si sta consumando in queste ore a Montichiari: è chiaro che non farebbe parte della sua clientelare impostazione una mossa del genere, confliggerebbe proprio col suo DNA.
Agli appassionati nostri lettori però dobbiamo tutto questo sbocco di verità, che di certo ci porterà una serie di fastidi, ma che è infine salutare tirar fuori, visto che tra l'altro spiega tanto, tantissimo della deriva del nostro movimento su pista. Perché Montichiari non è solo un paesone vicino al Lago di Garda, è anche il crocevia, lo snodo fondamentale di una disciplina che è indietro di anni rispetto a chi, nel mondo all'infuori dei nostri ristrettissimi orizzonti, galoppa in maniera sempre più irraggiungibile.
La pista in Italia è frustrata da troppo tempo, e si continua a frustrarla in tutti i modi. Il bel sogno del giovane Velodromo, che faceva respirare aria nuova al sol parlarne, rischia di terminare così, all'improvviso, per via di oscure manovre di palazzo. Ci dispiace, ma proprio non riusciamo a rassegnarci a questa idea.
Marco Grassi

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