lunedì 2 febbraio 2015

FEDERCICLISMO “ROMPE” CON LA CONSULTA



FEDERCICLISMO “ROMPE” CON LA CONSULTA: OTTIMA OCCASIONE PER RIFORMARE IL MONDO AMATORIALE
E’ una di quelle notizie di cui a prima vista non frega niente a nessuno.

Autore@blog cyclingpro

«Il Presidente Di Rocco in una lettera inviata alla Consulta ed ai  Presidenti degli Enti annuncia che la FCI non aderisce più alla Consulta e pertanto non parteciperà alla riunione del 2 febbraio a Bologna». (da federciclismo.it)

Nessuno se la fila, ma la notizia importante per i 150 mila tesserati cicloturisti e cicloamatori italiani. La “santa e insana alleanza” tra i 14 (quattordici!!!) enti che in Italia rilasciano tessere che consentono di praticare attività ciclistica è finita. L’associazione senza titolo e valore giuridico chiamata «Consulta Nazionale del Ciclismo», unica per sua natura nel panorama sportivo nazionale, che negli ultimi anni ha preteso di “uniformare” le norme di partecipazione alle corse va a farsi benedire.

E a mandarla a quel paese è la Federciclismo, che spiega così la sua decisione:

«Il nuovo regolamento degli Enti di Promozione, approvato dal Consiglio Nazionale del CONI ed entrato in vigore il 1 gennaio 2015, stabilisce che gli Enti di Promozione svolgono le loro funzioni nel rispetto dei principi delle regole e delle competenze delle Federazioni Sportive Nazionali.

In particolare, l’art. 2 dello stesso Regolamento recita che gli Enti di Promozione promuovono ed organizzano attività agonistiche di prestazione, connesse al  proprio fine istituzionale, nel rispetto di quanto sancito dai Regolamenti tecnici delle Federazioni Sportive Nazionali o delle Discipline Sportive Associate, ai quali dovranno fare esclusivo riferimento, unitamente ai propri affiliati, per il miglior raggiungimento delle specifiche finalità previa stipula di apposite Convenzioni conformi al fac-simile emanato dal CONI.

In questo quadro, la Federciclismo evidenzia che, nelle Norme Attuative per l’Attività Amatoriale 2015, in quanto attività agonistica di prestazione, è consentito il tesseramento soltanto per la FCI e che è vietato il tesseramento multiplo per la FCI e per uno o più Enti di Promozione Sportiva o per una Federazione Estera.

Non risulta a tutt’oggi che tale disposizione regolamentare, indispensabile a contrastare comportamenti irregolari ed illeciti anche sul piano etico, oltre ad una illogica confusione che la FCI ha voluto eliminare, sia stata applicata dagli Enti di Promozione rappresentati in Consulta.

Tale norma è in armonia ai principi, regole e competenze della FCI, a cui gli Enti di Promozione sono tenuti ad uniformarsi.

Viene sottolineato inoltre che l’Unione Ciclistica Internazionale ha sancito l’esclusiva competenza della FCI, in quanto Federazione Sportiva Nazionale ad essa affiliata, a normare ed organizzare l’attività amatoriale agonistica.

Si ricorda che ciò è stato già applicato in manifestazioni internazionali di rilievo (la finale UCWT di Lubiana 2014) nelle quali il comportamento irresponsabile di molti tesserati degli Enti di Promozione italiani ha procurato gravi disfunzioni organizzative ed un danno d’immagine per il movimento ciclistico amatoriale  italiano, fino alla decisione dell’UCI di squalificarli dalla competizione».

Premessa importante per capire qualcosa di più. Federciclismo ha oltre quarantacinquemila tesserati amatori, suddivisi tra cicloamatori e cicloturisti. La sua attività in favore di questi soggetti (che costituiscono il 70 per cento dei tesserati) è obbiettivamente poca cosa e per capirlo basta dare un’occhiata alle pagine del Settore Amatoriale. Federciclismo tra gli amatori si limita a rilasciare tessere con una buona copertura assicurativa ma promuove poco, non ha spirito di iniziativa, non ha colto nulla delle nuove tendenze del settore (randonnèe, cicloturismo), ha perso l’occasione di organizzare circuiti e challenge di ampio respiro forse perché sulle poltrone dirigenziali del settore mette elementi di valore modesto, cui non è riuscita a garantire una collocazione migliore.

Ma FCI è e resta l’ente che istituzionalmente si occupa di ciclismo in Italia, la cui azione deve essere improntata al rispetto di regole certe (dettate dal Coni) e che deve pretendere il rispetto di regole analoghe da parte dei suoi partner.

Come abbiamo scritto più volte, andando ad analizzare a fondo la natura dei quattordici enti della consulta che si occupano di ciclismo (che il Coni autorizza a rilasciare tessere e la Consulta a partecipare a manifestazioni organizzate dagli altri enti) c’è da mettersi le mani nei capelli.

Lasciamo da parte Uisp, che ha una struttura consolidata e seria e una sezione ciclistica con una storia importante. Ma gli altri? Avete provato a dare un’occhiata al sito Internet dell’Acsi (erede della vecchia Udace) o a quello di Csain Ciclismo? Perché sul sito della Federciclismo troviamo (uno per uno) tutti i tesserati e tutte le società affiliate mentre per Csain e Acsi non abbiamo la minima informazione su chi è tesserato o affiliato come invece faceva l’Udace?

Che attività ciclistica fa l’ente Asc? E lo Csen? Cosa c’entrano col ciclismo Libertas e Acli? E Opes, Asi e Msc? Come fa (come ha fatto fino ad oggi) la Fci a sedersi a un tavolo paritario con soggetti del genere, che non pubblicano liste di tesserati, di cui non si conoscono manifestazioni organizzate? Come possono molti di questi enti “svendere” a prezzi di saldo le tessere associative, considerati i prezzi salati delle polizze assicurative? Come può il Csi dire affiliatevi pure a due o più enti tanto a noi non interessa nulla?

Ora Federciclismo prende le distanze. Tecnicamente, fa bene: è una questione di dignità. Ma adesso Fci dovrà riempire di contenuti questa sua decisione, perché non basta dire “l’agonismo è cosa nostra e solo nostra”.

Cosa significa in pratica la decisione? Che i tesserati Fci non potranno più partecipare a manifestazioni di altri enti o viceversa? Messa solo così sarebbe un suicidio. Federciclismo dovrebbe invece siglare accordi ente per ente, stabilendo norme inderogabili cui il partner deve attenersi per poter andare d’accordo con lei. Quali? Immaginiamone alcuni. Pubblicazione di dati certi su tesserati e affiliati sul territorio nazionale. Tu Opes vuoi dialogare con me e con Uisp alla pari? Bene, dammi dati inconfutabili che mi facciano capire cosa sei e cosa fai nel ciclismo. Se non me li dai o se quei dati rivelano che tu col ciclismo non c’entri nulla, continua pure ad organizzare per i tuoi tesserati, che però si sogneranno di partecipare alle mie manifestazioni.

Poi ancora, presentami dei calendari dove l’agonismo sia proposto in maniera non patologica: stop agli enti che rilasciano quaranta maglie di campione italiano l’anno, a quelli che allestiscono finti campionati del mondo dove i Nas pescano tre dopati a edizione, stop a quelli che dividono gli atleti in prima, seconda e terza serie per stimolare insani appetiti agonistici, stop a chi continua ad affiliare società e atleti inguardabili dal punto di vista etico, stop a chi rilascia tessere in bianco.

Insomma, Federciclismo deve avere il coraggio di FARE LE REGOLE e collaborare solo con chi le rispetta. Perderà qualche migliaio di tesserati, attratti da bassi costi e agonismo selvaggio degli altri? Crediamo di no, ma anche se fosse è un costo etico che vale la pena di sostenere. Avrà il coraggio di farlo, di andare fino in fondo? Non ne siamo certi.

Fonte: @http://blog.cyclingpro.it/2015/02/01/federciclismo-rompe-con-la-consulta-ottima-occasione-per-riformare-il-mondo-amatoriale/

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