giovedì 29 gennaio 2015

Cipollini RB1000 e RB800 per il Team Bardiani


Il Team Bardiani CSF è completamente italiano. «C’è solo uno del personale che non è italiano» -  scherza un meccanico, ma il resto è tutto made in Italy, anzi, fatto in Italia, biciclette comprese.

È Cipollini che fornisce le biciclette alla squadra, due modelli: La RB1000 è quella che il campione toscano ha pensato proprio per i velocisti, senza compromessi, non dal punto di vista geometrico quanto proprio nella scelta dei materiali. È leggermente più pesante (circa 80 grammi a parità di misure) rispetto al modello RB800 che è la versione dedicata più ai corridori più versatili e agli scalatori. Il movimento centrale è di tipo BB386 e monta, con appositi adattatori, la guarnitura Campagnolo che fa parte del Super Record EPS, la fornitura standard della squadra. 

Da segnalare la power unit a scomparsa all’interno del tubo piantone e, come mostrato anche nel filmato, viene isolata dal sistema mediante un “braccialetto” magnetico da fissare al telaio. Decisamente pratico e più elegante rispetto al sistema con power unit esterna.

Per chi volesse saperne di più: http://www.mcipollini.com





Fonte: @http://www.cyclinside.com/Technews/Biciclette/Corsa/Cipollini-RB1000-e-RB800-per-il-Team-Bardiani-CSF-2014.html

lunedì 26 gennaio 2015

Spinning virtuale in 3D attraversando la Grande Muraglia



Nasce in Italia la prima startup di indoor training virtuale: un rullo, da collegare ad una normale bicicletta, e un visore 3D bastano a proiettare il ciclista negli scenari più incredibili. Per un allenamento diverso dal solito
di Camilla Pisani



Pedalare rinchiusi tra quattro mura è terribilmente noioso. Ma con l’arrivo dell’inverno, per ciclisti e appassionati delle due ruote, una valida alternativa ad interminabili sessioni di allenamento al chiuso, ancora non esisteva. Grazie al 3D, diventa possibile non solo uscire di casa ma anche raggiungere i luoghi più impensabili, a bordo della propria bici. Percorrere la Grande muraglia cinese o destreggiarsi nel traffico di Downtown a San Francisco, partecipare ad una tappa del Tour de France o attraversare un paesaggio di montagna ammantato di neve. Widerun è una neonata startup che si affaccia un po’ al mondo dell’indoor fitness e un po’ a quello del gaming, dedicata a ciclisti con il pallino dell’hi-tech. Consiste in un sistema di allenamento composto da un rullo «smart», da agganciare ad una qualsiasi bicicletta, e da un visore 3D, connessi l’uno con l’altro via Bluetooth. L’utente può accedere alla realtà virtuale tramite un dispositivo come Oculus Rift o, e questa è una delle recenti soluzioni, tramite smartphone (Samsung GearVR). Nel primo caso, i possibili set in cui allenarsi si possono scaricare dalla App di Widerun sul proprio pc, nel secondo si utilizza direttamente il telefono. I luoghi ricreati al momento sono nove, uno più avvincente dell’altro.



Non manca nemmeno la componente fantasy, con opzioni come la città fantasma o lo scenario dell’Apocalisse, nel quale il ciclista, oltre a correre, si ritrova a dover superare diverse prove come in un vero videogame. È possibile anche sfidare un amico, dotato dello stesso dispositivo, in una gara di velocità o di abilità ciclistica in versione 3D. A rendere l’esperienza ancora più immersiva sono le sensazioni fisiche che il rullo applicato alla bicicletta è in grado di riprodurre, adattando la resistenza in base alla salita o alla discesa che si sta percorrendo: i movimenti compiuti pedalando nel mondo virtuale vengono riprodotti in quello reale e la percezione della fatica o del sollievo è la stessa che si proverebbe in condizioni normali.
I primi test su Reddit e alle fiere di settore
Gli ideatori di Widerun, cresciuta all’interno di TechPeaks, acceleratore di imprese di TrentoRise, sono cinque ragazzi provenienti da tutta Italia, con ruoli e competenze diversi e complementari. I tre founder sono Alessandro Scipioni, informatico e Ceo, Riccardo Avanzi e Tiziano Piccardi, entrambi game designer. Più tardi si sono aggiunti Daniele Genovesi, project manager, e Jasmin Mair, community manager. «Widerun è nata in palestra, in un giorno di pioggia», spiega Alessandro, il Ceo, «eravamo tutti piuttosto affranti dall’idea di fare sport al chiuso e lì è arrivata la decisione di portare la realtà virtuale nel mondo del fitness: sul mercato non esiste un altro prodotto di questo genere e i nostri unici competitor si basano sull’utilizzo di uno schermo esterno, quindi non regalano un’esperienza totalmente immersiva». La maggiore difficoltà sembra quella di essere una startup basata sulla messa a punto di un hardware: «La validazione è stata complessa e costosa, dato che c’era bisogno di un prototipo e di un posto preciso dove farlo provare», sottolinea Alessandro, «alla fine, per testare la risposta del pubblico, abbiamo caricato una demo su Reddit e solo il primo giorno si sono registrati mille download. Siamo poi stati presenti in alcune fiere di settore e molte persone hanno voluto provare Widerun sostenendo di poter fermarsi solo un qualche minuto e restando in sella per dieci chilometri. Questo ci ha fatto capire di aver fatto un buon lavoro».


Non manca nemmeno la componente fantasy, con opzioni come la città fantasma o lo scenario dell’Apocalisse, nel quale il ciclista, oltre a correre, si ritrova a dover superare diverse prove come in un vero videogame. È possibile anche sfidare un amico, dotato dello stesso dispositivo, in una gara di velocità o di abilità ciclistica in versione 3D. A rendere l’esperienza ancora più immersiva sono le sensazioni fisiche che il rullo applicato alla bicicletta è in grado di riprodurre, adattando la resistenza in base alla salita o alla discesa che si sta percorrendo: i movimenti compiuti pedalando nel mondo virtuale vengono riprodotti in quello reale e la percezione della fatica o del sollievo è la stessa che si proverebbe in condizioni normali.
I primi test su Reddit e alle fiere di settore
Gli ideatori di Widerun, cresciuta all’interno di TechPeaks, acceleratore di imprese di TrentoRise, sono cinque ragazzi provenienti da tutta Italia, con ruoli e competenze diversi e complementari. I tre founder sono Alessandro Scipioni, informatico e Ceo, Riccardo Avanzi e Tiziano Piccardi, entrambi game designer. Più tardi si sono aggiunti Daniele Genovesi, project manager, e Jasmin Mair, community manager. «Widerun è nata in palestra, in un giorno di pioggia», spiega Alessandro, il Ceo, «eravamo tutti piuttosto affranti dall’idea di fare sport al chiuso e lì è arrivata la decisione di portare la realtà virtuale nel mondo del fitness: sul mercato non esiste un altro prodotto di questo genere e i nostri unici competitor si basano sull’utilizzo di uno schermo esterno, quindi non regalano un’esperienza totalmente immersiva». La maggiore difficoltà sembra quella di essere una startup basata sulla messa a punto di un hardware: «La validazione è stata complessa e costosa, dato che c’era bisogno di un prototipo e di un posto preciso dove farlo provare», sottolinea Alessandro, «alla fine, per testare la risposta del pubblico, abbiamo caricato una demo su Reddit e solo il primo giorno si sono registrati mille download. Siamo poi stati presenti in alcune fiere di settore e molte persone hanno voluto provare Widerun sostenendo di poter fermarsi solo un qualche minuto e restando in sella per dieci chilometri. Questo ci ha fatto capire di aver fatto un buon lavoro».



I social media e la community per migliorare l’idea
Per Alessandro e il suo team, tutti nativi digitali, è stato naturale costruire intorno alla start up una strategia di comunicazione improntata sul massiccio utilizzo dei social media e sull’interazione con la community, chiamata ad intervenire sull’idea con osservazioni e proposte. Così è accaduto che da Twitter sia nato il problema della sudorazione sul visore 3D, segnalato da un utente, ma dallo stesso canale è spuntata anche la soluzione: il reclutamento «in diretta» di un esperto nella produzione di fascette igieniche di spugna, traspiranti e intercambiabili. Ma anche da Facebook arrivano contributi: è dalla pagina di Widerun, infatti, che vengono lanciati contest e sondaggi per la scelta e la valutazione dei nuovi scenari virtuali in cui pedalare. La startup ha appena terminato la realizzazione del secondo prototipo e, per raggiungere la cifra necessaria ad avviare la produzione, sta per lanciare una raccolta fondi attraverso una campagna Kickstarter, in partenza a febbraio.


Fonte: @corriere.it

domenica 25 gennaio 2015

Il Figlio del Vento: Carl Lewis

Prendendo spunto nella bacheca del mio Amico Fulvio mi è venuto in mente quello che per me è stato uno dei più grandi Atleti della storia in assoluto.
Il FIGLIO del VENTO Carl Lewis, elegante, armonioso, dal gesto atletico impeccabile, ho sempre avuto grandissima ammirazione per questo Corridore, sprinter e saltatore.
Mitici i suoi duelli con altrettanti Campioni della sua epoca come Ben Johnson e Mike Powell nel salto in lungo.
Gli sprinter moderni possono appena appena allacciargli le scarpe a questo immenso fuoriclasse.

Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Lewis

Video: https://www.youtube.com/watch?v=KmjJsJzJvXo








domenica 18 gennaio 2015

17 Gennaio ‘85: crolla per neve il Palasport a Milano

Gennaio 1985, ore 2,00: crolla il palazzetto sotto la neve. Addio al tempio dello sport
Cede sotto il peso la tensostruttura. Dan Peterson lo definirà «The Black Thursday»
di Fabio Monti



Palazzetto dello sport, una delle arene coperte più grandi del mondo. È un giovedì, che Dan Peterson ribattezzerà Black Thursday. Alle 2.00 di notte, il metro di neve caduto su Milano dal 14 gennaio provoca l’abbassamento del tetto perché cede la tensostruttura in cavi di acciaio che lo sostiene. Sebbene la copertura sia danneggiata, continua a sopportare tutto il carico della neve (800 tonnellate).



La follia dell’acqua calda
Ma le grondaie ostruite, i tentativi di ridurre il carico di neve gettando acqua calda sul tetto (che subito diventa ghiaccio) e alzando la temperatura interna all’edificio peggiorano la situazione. Due settimane dopo, il Palasport, dove già si erano esibiti i Queen (14-15 settembre 1984) avrebbe dovuto ospitare il primo concerto degli U2 in Italia

Viene posata la prima pietra per la costruzione del Palasport, anche se i lavori si concludono il 22 agosto 1970. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto polifunzionale coperto fra i più grandi d’Europa (45.000 metri quadrati, 20.850 di superficie coperta), a pianta circolare e con profilo a doppia curvatura (a sella di cavallo), capienza 18.000 spettatori. I pilastri di cemento armato sono 38.

Si trova a 300 metri dallo stadio di San Siro, tra via Federico Tesio e via Patroclo. All’esterno appare come una conchiglia rovesciata ed è stato concepito come un polo per l’attività sportiva e il tempo libero. I lavori durano otto anni, per un totale di un milione di ore di lavoro. Vengono impiegati 27 mila metri cubi di calcestruzzo; quattro tonnellate di acciaio; seimila metri quadrati di vetro e pareti trasparenti.

31 gennaio 1976, «l’allegria» di Mike
Si spalancano i 24 ingressi del Palasport per l’inaugurazione ufficiale, con una manifestazione all’americana, che inizia alle 16.55. A condurla, davanti a 11.000 spettatori, è Mike Bongiorno (in pantaloni gialli), che si presenta con la frase: «Milanesi, allegria».


La banda dei Martinitt esegue «Oh mia bela Madunina». Insieme con Walter Chiari e Gloria Gaynor, Carlo Loffredo e Liliana Cosi, si esibiscono alcuni grandi ex, da Maspes e Gaiardoni a Tano Belloni, da Binda ad Adorni (ciclismo), ma non mancano le stelle dell’atletica (Dordoni e Ottolina), del pugilato (Loi e Benvenuti), della scherma (Edo e Dario Mangiarotti, Delfino e Pavesi), ma anche del tennis (Sirola e Lea Pericoli).



La prima manifestazione sportiva ospitata dal Palasport è un meeting di atletica (10-11 febbraio), ma il vero lancio coincide con la Sei Giorni di Milano, che raduna 87.222 spettatori paganti dal 14 al 20 febbraio, per un incasso di 169.907.000 lire. Il 26 marzo, è la volta del pugilato con il match Antuofermo-Warusfel e per quello fra Arcari e Mattioli (2 aprile) i paganti sono addirittura 12.151.

4 ottobre 1988, le esplosioni
A metà pomeriggio del martedì successivo alla chiusura dei Giochi Olimpici di Seul, gli ultimi otto pilastri, alti 25 metri, mille metri cubi di cemento armato vengono fatto esplodere con 144 chili di Gelatina 1 caricata e innescata.


venerdì 16 gennaio 2015

I Grandi casi di doping nel Ciclismo


Non era semplice toccare l'argomento, ma una delle Classifiche del Ciclismo è quella dei grandi scandali Doping.

1) Al primo posto come non inserire RICCARDO RICCO' tutto comincia nel 2008 al Tour de France, quando La gendarmeria francese gli ha notificato una positività al CERA (EPO di terza generazione), rintracciata nelle sue urine al termine della cronometro di Cholet, che lo ha costretto a lasciare la corsa. Anche a causa di questo scandalo la sua squadra, la Saunier Duval, ha deciso di ritirare dalla Grande Boucle tutti i suoi corridori.
Il 6 febbraio 2011 Riccò è stato ricoverato in ospedale, dopo aver accusato un malore al termine dell'allenamento, che risulterà dovuto ad un blocco renale. Successivamente il medico rende nota una confessione dell'atleta, reo di aver effettuato una autotrasfusione di sangue che conservava in frigo da diversi giorni.
Il 19 aprile 2012, il Tribunale Nazionale Antidoping infligge al ciclista una squalifica di 12 anni, accogliendo in toto la richiesta pervenuta dalla Procura antidoping del Coni che lo aveva accusato di auto-emotrasfusione. Tale condanna sancirebbe teoricamente la fine dell'attività agonistica di Riccardo Riccò giacché al termine della squalifica il corridore avrà 40 anni.

2) Al secondo posto non un Corridore, ma la madre di tutti gli scandali, la Squadra FESTINA L'8 luglio 1998, alla vigilia dell'ottantacinquesima edizione della Grande Boucle in partenza quell'anno dall'Irlanda, il massaggiatore della Festina-Lotus Willy Voet venne posto in stato di fermo a Lilla dalla polizia di frontiera al confine franco-belga: all'interno della sua vettura, vennero rinvenute centinaia di dosi di eritropoietina, anabolizzanti e anticoagulanti del sangue – in una mole ritenuta «impressionante» –, assieme ad altri prodotti dopanti di varia natura; la formazione francese era già tenuta sotto controllo dalle autorità competenti, vista la positività rincontrata poche settimane addietro nel suo corridore Christophe Moreau. Il fatto portò a varie perquisizioni nella sede del team ciclistico a Lione.

3) Al terzo posto il primo dopato della storia ad aver perso l'oro olimpico nel Ciclismo Tyler Hamilton.
Nel 2004 vinse la medaglia d'oro nella cronometro dei Giochi olimpici di Atene, salvo poi essere trovato positivo (primo nella storia)[1] ad un'emotrasfusione e squalificato per due anni, fino al settembre 2006. Nel 2012 il CIO gli ha ufficialmente tolto la medaglia d'oro vinta ai Giochi del 2004[2]. Si è ritirato al termine della stagione 2009.

4) Al quarto posto Mister 60% Bjarne Riis. Il 25 maggio 2007, in una conferenza stampa, Riis ammise, seguendo l'esempio di altri suoi ex compagni di squadra quali Aldag e Zabel, di aver fatto uso di doping durante la sua carriera, precisamente tra il 1993 e il 1998, assumendo EPO, cortisone e somatotropina.
Si disse inoltre disposto a restituire la maglia gialla vinta al Tour del 1996.
Il 4 luglio del 2008, proprio alla vigilia del Tour de France 2008, l'organizzazione della Grande Boucle riattribuì a Riis la vittoria del 1996 poiché, essendo passati più di dieci anni al momento della confessione, il reato era prescritto.

5) Al quinto posto sicuramente il primo come fu definito "pentito del doping" Filippo Simeoni, da un estratto della sua confessione al processo: Epo (eritropoietina, per l' ossigenazione del sangue), Gh (ormone della crescita), Andriol (testosterone): ecco le sostanze proibite che Simeoni ha detto di aver assunto con le tabelle di allenamento preparate dal dottor Ferrari. Alle domande del pm Giovanni Spinosa, Simeoni (sotto procedimento a Ferrara in un' altra inchiesta per doping ed è già stato interrogato) non ha tergiversato. «Ho assunto prodotti dopanti - ha detto - come l' Epo. A fine del '96 andai dal dottor Ferrari perché era considerato il migliore.

6/7/8) Danilo Di luca (vari casi), Lance Armstrong (ammissione pubblica), Marco Pantani (ematocrito alto a Madonna di Campiglio), ogni uno di loro ha una storia amara e triste che ha segnato un'epoca quella degli anni 90 dove il doping ha decisamente condizionato risultati e ordini di arrivo.

giovedì 15 gennaio 2015

PARTE LA STAGIONE CICLISTICA 2015 con il 13° GP CITTA’ di RO

Dopo una stagione 2014 ricca di iniziative il ciclo club ESTENSE è a ripartire per una nuova stagione che

sigla il 15° anniversario di fondazione . Si inizierà l’attività su strada a Ro Ferrarese con il 13° GP Città di Ro

– Trofeo Bar Mulino del Po , in programma per dom. 18 gennaio a Ro Ferrarese sul tradizionale percorso

di 10,2 km .Si inizierà alle 13,30 con le cat G4 e G5 +Donne , per poi concludere con i P1 (18-45anni) ed i P2

(46-55anni) .Per info 337 590623 .

 Il 2015 inizia con alcune novità importanti : le categorie si sono modificate con G4,G5,P1,P2; si allungano

le distanza di gara , si allungano le premiazioni , si introducono novità sulla cartellonistica di gara , si

introduce il codice etico .

 La stagione ferrarese 2015 porterà altre novità con importanti appuntamenti come l’italiano di Luglio

a Jolanda , il Master tricolore del Lago delle Nazioni il 19 settembre , il campionato regionale assoluto

amatori a Portomaggiore il 27 Giugno ,...

Si preannuncia una stagione intensa e ricca di difficoltà e sarà difficile ripetere il 2014 con 233 iniziative e

28 mila presenze

Novità per il ciclo club che nel 2015 svolgerà due gare con la Fci del settore giovanile

I "Cattivi" del Ciclismo ... !!!


Cari Amici, questa di oggi è una classifica decisamente anomala, però come non citare i "Grandi Cattivi" del Ciclismo.
In molti casi si tratta di "cattiveria agonistica" che è andato oltre una certa soglia, difficile fare o dare una classifica reale, ma credo di non andare lontano dalla realtà citando questi veri "Cattivoni" delle due ruote.
1) Djamolidine Abdoujaparov detto anche IL TERRORE di Tashkent, grandissimo velocista degli anni 90, famoso per le sue volate molto aggressive e sempre al limite.
Famosissimi i suoi duelli alla Gand con Cipollini con  varie squalifiche. Vittima a sua volta di una clamorosa caduta al Tour de France dove in pieno sprint si schiantò in volata contro un bidone pubblicitario !!!
Lo stile non proprio perfetto gli provocò alcune antipatie in gruppo, poiché in volata si rendeva spesso protagonista di scorrettezze; in qualche caso fu al centro di episodi grotteschi, come la caduta all'ultima tappa del Tour de France 1991 sugli Champs-Élysées a Parigi, dove non si accorse di essere troppo vicino ad una transenna e, urtando un bidone pubblicitario della Coca Cola, finì sull'asfalto dopo un capitombolo.
Si ruppe la clavicola e, pur avendo vinto la maglia verde, non poté salire sul podio finale; venne anzi ricoverato in ospedale.
2) Giovanni Gerbi detto il "diavolo rosso" La leggenda narra che il soprannome gli venne affibbiato quando, durante una fuga, capitò nel bel mezzo di una processione. Il parroco, vedendo questo "diau" ("diavolo", in piemontese), vestito con la sua tradizionale maglia da corsa rossa, lo investì con questo epiteto "chial'è chel diau!!!" (Chi è quel diavolo!!!). Da quel giorno venne chiamato il Diavolo Rosso.
Nel giro del 1920 si fece trainare da un "sidecar" e fu quindi squalificato dalla gara. Il direttore della Gazzetta dello Sport ci mise del tempo a convincere i tifosi inferociti per questa decisione.
3) Mark Cavendish soprannominato CANNONBALL anche qui parliamo di un Velocista, grande Campione sempre al limite, varie gli episodi di cadute sia da protagonista che da vittima .
È potente e veloce, ma anche scaltro e coraggioso. Quando apre il gas fa subito la differenza e riesce a mantenere un ritmo costantemente alto fino al traguardo. Sa guidare la bici come pochi altri, può contare su una squadra che lavora in toto per lui e che lo sa lanciare in maniera impeccabile e domina il confronto sotto tutti i punti di vista. Esprime il meglio del suo repertorio quando scatta negli ultimi 50 metri, ma sta dimostrando di saper vincere anche partendo da lontano o su arrivi in leggera salita.
4) Bernard Hinault grandissimo Campione con grande grinta e carattere, protagonista di una rissa con delle persone che volevano bloccare la corsa ciclistica durante una Parigi Nizza
Nel 1980 fu protagonista di un'epica vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi: nell'occasione, in una gelida domenica di aprile caratterizzata da una bufera di neve, giunse primo solitario al traguardo con 9'24" sul secondo, l'olandese Hennie Kuiper.
Si disse molto, anche di una positività all'antidoping celata con la fuga, e alcuni parlarono già della fine di una parabola; in tutta risposta Hinault arrivò agguerritissimo a Sallanches, sulle Alpi della Savoia, per il campionato mondiale su strada 1980 che vinse.
5) Lance Armstrong famoso l'eppisodio con Simeoni che nel 2004, durante la terzultima tappa del Tour de France, provò a portarsi in fuga insieme ad altri sei corridori: Armstrong replicò marcandolo, impedendo ai fuggitivi di andarsene e costringendo di fatto Simeoni a rialzarsi e a rientrare in gruppo.La Federazione Ciclistica Italiana, tramite il proprio presidente Gian Carlo Ceruti, bollò l'atteggiamento di Armstrong come «del tutto antisportivo».
Epica anche la sfida con Marco Pantani. Certo della sua invulnerabilità, già padrone del Tour, con 7 minuti su Jan Ullrich e oltre 9 di vantaggio sull'orgogliosa impotenza di Marco Pantani, eppure insaziabile "sciacallo" nello schernire Urbi et Orbi il Pirata con quel nomignolo che tanto lo infastidiva. Ma Lance Armstrong non aveva perdonato all'irriducibile romagnolo la scoppola subita sul Courchevel e il suo sfogo al traguardo, che tratteneva dall'umiliazione del giorno prima sull'Izoard, quando il texano lo aveva staccato con un'azione al limite dell'irrisione nel momento del suo massimo sforzo. "Mi era rimasto sullo stomaco che mi fosse scattato in faccia - dirà a caldo Pantani - tuttavia è il leader e bisogna rispettarlo".

Verità ....


mercoledì 14 gennaio 2015

Il Corridore più Completo della Storia ... !!


Cari Amici, questa sera ho estrapolato un classifica veramente tosta !!!
Il CORRIDORE più COMPLETO in assoluto .... !!
Escludiamo il Grande Eddy per ovvi motivi la discriminante è la seguente:
1) Vittorie come Corse a Tappe
2) Vittorie come Cronoman
3) Vittorie in Montagna nei Grandi Giri
4) Vittorie come Velocista puro di gruppo

A questo punto la mia personale Classifica è la seguente:

1) Laurant Jalabert 
2) Giuseppe Saronni 
3) Francesco Moser 
4) Gino Bartali 
5) Sean Kelly 
6) Alejandro Valverde

martedì 13 gennaio 2015

I più Grandi Cacciatori di Classiche della storia


Eccoci qua, dopo la classifica dei più grandi cronoman, quella dei CACCIATORI di CLASSICHE:
La discriminante per me è stata: 
1) Il numero di Vittorie in assoluto nelle Classiche monumento 
2) Vittorie nelle grandi classiche come Amstel e Freccia Vallone 
3) La varietà tra Classiche (vincere 10 volte la San Remo non rende un corridore un cacciatore di Classiche, ma lo rende un cacciatore di San Remo) 
4) Vittorie al Campionato del Mondo e/o alle Olimpiadi che per molti atleti degli anni 90 sono state vietate in quanto riservate solo ai dilettanti)
Pertanto la mia classifica è:
1) Eddy Merckx
2) Moreno Argentin 
3) Roger De Vlaeminck
4) Sean Kelly
5) Paolo Bettini 
6) Tom Boonen
7) Fabin Cancellara
8) Fiorezo Magni 
I pionieri del Ciclismo li ho un pò esclusi in quanto avevano meno opportunità di confronto e di conseguenza meno palmares


lunedì 12 gennaio 2015

Abbombazza 100% Brumotti

Abbombazza 100% Brumotti
Today New record with road Bike Big gap 3 m !


Il più grande Cronoman !

Stavo pensando su chi fosse il PIU' GRANDE CRONOMAN di tutti i tempi e alla fine di tutti i ragionamenti sono arrivato alla conclusione che questi due se la possono giocare. Io personalmente metto INDURAIN al primo posto, Anquetil al secondo e terzo al momento Cancellara .





giovedì 8 gennaio 2015

Addio ladri di biciclette



 SICUREZZA

Addio ladri di biciclette, il pedale è sempre collegato allo smartphone
Sarà possibile monitorare sullo schermo del telefonino la posizione della bici. Tracciabilità in tempo reale in caso di furto o di una semplice dimenticanza. Solo il proprietario, con una chiave codificata, lo può rimuovere
di Maria Rosa Pavia



Dura la vita dei ladri di biciclette grazie a un pedale intelligente. Ideato dalla startup francese Connected Cycle (http://connectedcycle.com/) ed esposto al Ces 2015 in corso a Miami fino al 9 gennaio (http://www.cesweb.org/home), allerta i proprietari delle due ruote se il proprio veicolo viene spostato grazie a un’applicazione per smartphone dedicata. Una possibile soluzione a uno dei problemi principali per i ciclisti. Basti pensare che, in base a un’indagine svolta nel 2013 della Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab), in Italia si stimano 320 mila furti all’anno.

Due ruote tracciabili

Grazie al dispositivo, chi sceglie il mezzo di trasporto più ecologico avrà una preoccupazione in meno. Infatti, dalla schermata del proprio smartphone la posizione della bici può essere monitorata costantemente. In questo modo, in caso di furto, le forze dell’ordine potranno intervenire a colpo sicuro. La tracciabilità in tempo reale può dare una mano anche ai ciclisti distratti che non ricordano dove hanno posteggiato.



Bici sulla nuvola

Il dispositivo è utile anche se non si è vittima di un furto. Il pedale registra automaticamente la velocità, l’inclinazione, il percorso e le calorie bruciate durante ogni singola tappa. I dati raccolti vengono inviati alla nuvola e gli utenti li possono visualizzare. Inoltre, il pedale smart è autosufficiente e in grado di funzionare in tutto il mondo. Genera da solo la sua energia e usa una propria connessione a Internet. L’installazione dura due minuti senza necessità di particolari competenze meccaniche e il pedale è a prova dei ladri più scaltri perché può essere rimosso solo tramite una chiave codificata in possesso del proprietario.