martedì 31 agosto 2010

Non siamo professionisti ....

Stasera sono abbastanza "seccato" ma quasi "incacchiato"diciamo, avevo in programma di andare a correre la Gara di Santa Eufemia, una dell più belle che ci sono in calendario, praticamente la rivincita del Campionato del Mondo non manca mai nessuno è tipo il Lombardia dopo il Mondiale per i prof ....
Solo che noi amatori almeno io non sono un prof e ho ben una vita normale fatta di famiglia e lavoro ..
Praticamente ieri mattina presto sono andato al lavoro, un giorno come un altro, solo che mi è capitato di dover fare un lavoro diverso dal solito, diciamo anche abbastanza "stupido", dovevo prendere su da terra dei vasi e metterli in alto su degli scaffali, niente di clamoroso e devastante ....
Senza rendermene conto però, piegando le ginocchia a terra e poi rialzandomi, facevo dei veri e propri piegamenti, solo che non me ne rendevo minimamente conto in quanto non avevo la sensazione della fatica, ho cominciato alle 7 di mattina sono andato avanti fino alle 12 .....
Certo a pranzo ero stanco, ma insomma come una normale mattinata di lavoro, niente di speciale.
Alla sera ho preso la bici e ho ben pensato di fare un' oretta di scarico visto che oggi avevo in programma appunto di correre la Gara.
parto in bici ma semplicemente non andavo avanti, sentivo strano ma niente di doloroso, solo che a 25 km/h non riuscivo a spingere, STOP.
Ho fatto poco più di un' oretta una trentina di Km e sono tornato a casa, doccia, cena e a letto, quando ho cominciato a sentire le prime avvisaglie alle gambe .....
Alla mattina (oggi) praticamente non riuscivo più a camminare, caXXo avete presente come vi sentite il giorno seguente quando dopo 10 anni andate a fare la partita di calcetto con gli amici ?
Ecco .... Peggio... Ho capito subito che avevo fatto danni, alla mattina sono ritornato al lavoro sperando che muovendomi, quindi riscaldandomi muscolarmente, mi sarebbe passato, ma alle 12 ho capito che tutto era compromesso .... Peccato, tremendo non avevo nemmno orso il fine settimana per fare bene oggi e mi sono fregato e ho rinunciato è già dura quando si stà bene, in queste condizioni non era proprio il caso di fare l' eroe.
Ve bhe adesso spero mi passi alla svelta, di solito in quei 3-4 giorni si dovrebbe smaltire il dolore, certo che mi sono preso un a bella fregata.
Alla sera quindi sono andato via con la F1, tanto per fare una uscita decontratturante, domani girettino agile e vediamo come si evolverà la cosa, peccato, ad ogni modo come volevasi dimostrare, non siamo professionisti, anche se ci piace far finta di farlo ed è bene che comunque la Famiglia e il lavoro siano sempre prioritari su quello che comunque deve essere sempre un Hobby, poi a noi ci piace farlo A TUTTA ma comunque questo non toglie che deve avere una misura la passione.

Addio Professore ....


LUTTO. E' morto Laurent Fignon

E' morto l'ex ciclista francese Laurent Fignon, due volte vincitore del
Tour de France (1983, 1984). Aveva 50 anni. Lo ha annunciato la tv
France 2, per la quale Fignon - malato di cancro - faceva il
commentatore. A giugno dello scorso anno, in occasione dell'uscita
della sua autobiografia (''Eravamo giovani e spensierati'') Fignon
aveva annunciato di avere un cancro alle vie digestive. Nonostante la
malattia aveva mantenuto il suo posto di commentatore per le ultime due
edizioni del Tour. Soprannominato 'professore' per gli occhiali che
teneva sul naso anche quando correva, nel suo libro Fignon aveva
ammesso l'assunzione di anfetamine e cortisone nel corso della sua
carriera di corridore, ma non aveva stabilito un contatto diretto con
la sua malattia. Oltre alle due vittorie al Tour, Fignon,
professionista dal 1982 al 1993, aveva vinto un Giro d'Italia (1989) e
diverse classiche come la Milano-Sanremo (1988 e 1989). Nel 1989 mancò
l'accoppiata Giro-Tour piazzandosi secondo nella grande boucle con uno
scarto di appena 8" dallo statunitense Greg Lemond dopo avere trascorso
11 giorni in maglia gialla.

Fonte: tuttobiciweb

lunedì 30 agosto 2010

RIORDINO ABBIGLIAMENTO


Questa settimana raccolgo gli ordini per l' abbigliamento ITALIANJET, la linea comincia essere abbastanza completa e come sempre Vi ricordo che è possibile passare direttamente da Mr Sport per la prova delle taglie.

Partiamo dall' invernale, sembra presto ma per la stampa e la produzione è già purtroppo ora ...

120 euro e' il costo del completo formato da giubbino Invernale di qualità non mi ricordo il materiale Windtex o simile, ma come sempre abbiamo scelto il migliore che producevano, il costo singolo è di 70 euro e 50 euro per la calzamaglia.

69 euro il completo estivo maglia a zip lunga da 32 e body con fondello super comodo costo 39 euro

12 euro i guantini estivi

37 euro la maglia manica lunga e felpata per la mezza stagione che purtroppo è oramai alle porte.

42 euro il gilet anti vento comodissimo in discesa e quando fa freddo.

Abbiamo fatto anche lo smanicato estivo che per chi lo desidera il costo è di 30 euro, è praticamente la maglietta estiva senza maniche molto comoda per il caldo afoso e per l' abbronzatura da ciclista .....

Le taglie sono 3-4-5 rispettivamente S-M-L e anche oltre XXL etc etc. prendo gli ordini fino a domenica sera, chi è interessato mi può contattare via telefono o via email, vi chiedo solo collaborazione, io lo faccio solo per passione, non ho nessun guadagno, non è il mio lavoro e mi metto a disposizione di tutti nel limite del possibile.

Mi rendo disponibile anche a spedire l' abbigliamento agli amici del blog che sono lontani anche via corriere al costo di 6 euro, il pagamento è solo anticipato niente contrassegno, faccio stampare solo le maglie pagate, scusatemi ma come ripeto non faccio magazzino chi è interessato bene, gli altri non gli resta che pedalare ;O)))))))

Ciao a tutti Simone

domenica 29 agosto 2010

Dopo innumerevoli tentativi proviamo anche questa ....

Come da titolo, nel tempo le ho provate tutta e mi riferisco al controllo del peso, ma all' inizio dopo aver perso molto peso e aggiungerei quasi facilmente nei primi 2 anni, in seguito ho avuto un periodo di stallo, nel quale non solo non sono più riuscito a perdere peso, ma nell' inverno scorso sono addirittura ingrassato 5-6 kg, che non sarebbero nemmeno tanti se non partissimo dal fatto che sono ed ero in sovrappeso.
Nel test fatto a primavera 2009 quando ero attorno ai 75 kg, la plicometria cioè la quantità di massa grassa del mio corpo era stata di 21.45% che non sarebbe nemmeno tantissimissimo per un sedentario, ma per un atleta sono praticamente un insulto !!!!
Ad ogni modo a primavera di quest' anno quando ero saltato di testa, ero ritornato a 78 kg, poi piano piano mi sono rimesso apposto e ho ripreso il mio naturale ritmo di lavoro, famiglia, bicicletta e questo mi ha notevolmente riequilibrato, infatti ero riuscito a ritornare attorno ai 76, ma anche a questo punto ero ritornato ad una fase di stallo che non mi faceva ne crescere ne calare.
Circa un paio di settimane fà, ho cominciato un nuovo regime alimentare, fatto da degli integratori, delle proteine con dei pasti sostitutivi e altri prodotti naturali che servono a dimagrire senza perdere energie, non faccio il nome dei prodotti, ma sono comunque molto conosciuti e di qualità.
Questa mattina finalmente ho passato il muro psicologico dei 75 pesando 74.7, diciamo che il mio primo obiettivo adesso sarà arrivare a 72 kg, non tanto per una migliore resa in salita, ma io sono convinto e le mie sensazioni stanno avvalorando questa tesi che i vantaggi siano anche in pianura.
Scientificamente parlando, 1 kg di peso in termini di resa sono niente, ma se noi invece di fermarci al puro calcolo matematico, analizziamo anche il vantaggio a livello organico ci renderemo conto che il miglioramento sarà molto di più di quello teorico.
Esempio se in una salita io perdo 1 kg, riesco a calcolare abbastanza precisamente quale può essere il mio miglioramento nella scalata, in pianura però a mio avviso le cose non stanno proprio così e cioè i vantaggi sono da calcolare altrove.
E' un pò come fare un test con due ruote entrambe del peso di 1 kg ma una con cerchio più pesante, e l' altra invece con il cerchi più leggero ma con il peso distribuito sulla casseta, bhe sembrerà impossibile, ma la ruota con il cerchio più leggero anche a parità di peso ancdrà più veloce, questione di distribuzione delle masse rotanti.
Io mi sono fatto una idea che l' aumento di 1 km-h di velocità corrisponde a circa 4 kg di peso corporeo in meno in pianura, certo non è niente di scientificamente dimostrato, ma penso di non andarci molto lontano a questa mia sensazione.
Certo tutti questi calcoli, sono riferiti ha chi ha grossi margini di zavorra come me, per chi è già molto magro rimane il lavoro e il potenziamento, in quanto dimagrire oltre un certo livello, oltre a rivelarsi dannoso, sarebbe proprio contro producente e le performance ad un certo punto oltre a non migliorare, con tutta probabilità tenderebbero a peggiorare.
Pertanto una alimentazione equilibrata e un peso forma corretto fatto con un esame plicometrico serio e un consiglio medico di un professionista dietologo, di sicuro potrebbero dare molti, ma molti vantaggi.

sabato 28 agosto 2010

Elvis Jet 2° Class ai Campionati Italiani su Pista

ELVIS IS THE JET

Elvis JET è Vice Campione d' Italia arrivando secondo nella finale dell' Americana in coppia con il suo compagno di squadra Giovanni Longo vincono una strameritata medaglia d' argento, ottimo risultato per uno Junior del primo anno e questo lascia ben sperare per il prossimo anno, certo che chi ha deciso di lasciarlo a casa dai mondiali per lo meno a mio personale avviso è stato poco lungimirante .......

AMERICANA - UOMINI JUNIOR

1° Squadra Campione d'Italia
Rosso Pacioni Luca (Sidermec - F.lli Vitali)
Nero Damiano Maurizio (Italia Nuova Borgo Panigale)

Rosso Zanasca Alvise (V.C.G.Bianchin-Marchiol-Pizzolon)
Nero Longo Giovanni (V.C.G.Bianchin-Marchiol-Pizzolon)

Rosso Scartezzini Michele (U.S. Azzanese)
Nero Oselin Simone (A.D.Fdb-Car Diesel-V.C Schio 1902)
Rosso Fantoni Alex (A.S.D.Cycling Team Nial Nizzoli)
Nero Malaguti Matteo (A.S.D.Cycling Team Nial Nizzoli)
Rosso Murero Adriano (A.S.D Sacilese Euro 90 P3)
Nero Verardo Dimitri (A.S.D Sacilese Euro 90 P3)

IL PODIO TRICOLORE


SPETTACOLO IL VELODROMO DI MORI (TN)

Bici pedalata assistita ??

Prendo spunto da questi video di presentazione apparsi sulla Gazzetta di biciclette a pedalata assistita:


A me personalmente le bici elettriche o a pedalata assistita come vengono definite, mi lasciano abbastanza perplesso, nel senso che io personalmente non riesco a vederle come biciclette, se per bicicletta intendo quello che posso fare, dove posso arrivere e quanto veloce posso andare con le mie forze.
Questi mezzi (chiamarle biciclette mi sembra non corretto) nascono con un intento nobile, di aiutare chi non ha energia o forza a sufficienza per pedalare veloce o su salite impegnative (che poi andare veloce a cosa serva se uno non fa gare non lo capisco proprio !!!!)
Ad ogni modo a mio parere la Federazione Ciclistica, l' Udace e i vari Enti, dovrebbero da subito prendere posizione al riguardo e io personalmente avrei una proposta molto seria da fare.
Catalogare e omologare questi mezzi quanto dei motorini o dei ciclo motori, in modo da distinguerle immediatamente da quello che è il mondo del ciclismo, vietarle da subito a qualsiasi forma di manifestazione anche cicloturistica in quanto non sono delle biciclette da corsa e inoltre a mio parere potrebbero essere dei mezzi non sicuri e arrecare danno agli altri partecipanti, l' obbligo di una targhetta o della registrazione alla motorizzazione civile, l' obbligo dell' assicurazione e sopratutto del casco protettivo (ma questo anche per le bici di tutti i tipi).
Con queste bici si sono subito sbandierate le miracolose possibilità di andare a pedalare 90 km/h, ma io mi chiedo andare con una bici da corsa a 90 km/h è una cosa normale ? Su strade aperte al traffico ?
Penso che al più presto chi di dovere debba porsi delle domande su questi mezzi e sul loro utilizzo, una volta chiarito il loro uso a me di trovarmele in strada non mi farà ne caldo ne freddo, vedermi sfrecciare nonnini di 70 anni a 60 km/h sulla Treviso Mare me ne fregherà veramente poco, ma è giusto che un' auto sappia che il mezzo in strada è un sistema motorizzato e che ha delle determinate caratteristiche tecniche.

venerdì 27 agosto 2010

Test sull' ora 40.3 km/h ***RECORD***

Ieri appena tornato ero indeciso su cosa fare, una distanza, degli scatti o cosa .....
Alla fine l' illuminazione, mi sono detto adesso provo l' ora .... Lo so, sono masochista ...
Ero assolutamente ingolfato ma stranamente la gamba girava a mille si vede che l' overdose di proteine mi ha fatto bene, ho fatto la prova sull' ora (piccolissimo inghippo a 58.30 minuti, ma ho rimediato concludendo l' ora intera) praticamente 30 minuti all' andata e 30 minuti al ritorno in Treviso Mare, il vento era laterale quindi i due tratti li ho fatto praticamente uguali (avevo 40.2 di media quando mi sono girato alla rotonda di Treviso zona Aereoporto).
Alla fine non sono arrivato dilaniato come quando ho fatto la prova sul circuito che vi assicuro e' devastante, qui ho avuto poco male alle gambe ma per assurdo mi faceva male tutto diciamo gli organi interni per capirci
Come detto mancando le curve, ho sicuramente guadagnato nella media, l' assetto invece era bici da strada, abbigliamento normale, casco normale, ruote a profilo medio e protesi sul manubrio (non da crono ma sono quelle corte praticamente da appoggio che ogni tanto dovevo mollare per dolori alle braccia ...)
Penso che posso andare ancora di più migliorando la potenza in alcuni tratti a salire mi sentivo fermo e vedevo il computerino segnare i 33-34, mi veniva voglia di fermarmi .....
Io credo che i Big, diciamo quelli che vincono le 15 corse all' anno in circuito, possano fare minimo i 41-42 e non voglio nemmeno dire che questo sarebbe il mio sogno come obiettivo..... sono anche convinto che qualcuno di forte possa fare anche i 43-44 ma di più la vedo difficile se non umanamente possibile.... Questo parliamo sempre al naturale e con la bici da strada senza espedienti aeredonamici.... Poi con la chimica e gli accessori crono si arriva di sicuro ai famosi 50 e anche anche di più .......
Ad ogni modo superare i 40 sull' ora è stata veramente una gran bella soddisfazione, un traguardo al quale ci tenevo proprio, soprattutto tenendo presente che sono partito dai 37 e preparandomi costantemente su questo tipo di prova, sono arrivato a migliorare me stesso che è quello che più conta.

FILE GARMIN DELL' ALLENAMENTO:

LIFE

Solo quando l' ultimo albero sarà morto, quando l' ultimo fiume sarà inquinato e l' ultimo pesce sarà catturato, potremmo realizzare che non possiamo mangiare i soldi ......
Un proverbio Indiano

giovedì 26 agosto 2010

Ritorno dalle ferie :o(((

STRADA CON PISTA CICLABILE in AUSTRIA
La pista per le bici è larga quanto quella per le auto !!!!

Ok, non è nemmeno degno chiamarle ferie per 2 giorni, ma sono stati così rilassanti che me li sono proprio goduto, sono stato in Carinzia a Villach, vicino a casa, sono poco più di 200 km è molto più lontana Milano per dire .......
Ad ogni modo sono stato al Faker See che giuro non è una parolaccia :))))) Lago veramente carino, non grandissimo, ma quanto basta per stare bene, purtroppo ho beccato i classici due giorni di diluvio .... Mi sembrava il minimo, ma tanto non avevo con me nulla, nemmeno le scarpe da ginnastica per una corsetta, tanto meno la bici .....
Classico menù da vacanze con grigliate miste spropositate e birra come fosse acqua minerale, anche questo ha contribuito di brutto al relax ...
Per fortuna mia moglie ha avuto l' idea geniale di prenderci un Hotel con i contro fiocchi e avevamo la piscina interna, con Sauna e palestra ... Non ho toccato la Cyclette giuro, ma la piscina era favolosa con l' idro massaggio.
Siamo partiti senza prenotare, siamo arrivati al lago e ci siamo fermati al primo ufficio di turismo libero, dentro una ragazza gentilissima ci ha chiesto le caratteristiche del posto che volevamo e in pochi minuti eravamo già sistemati.
La prossima volta penso proprio che mi porterò anche la bici in quanto ci sono dei percorsi F A V O L O S I e non dico altro, il giro del lago è un bellissimo toboga fatto di saliscendi da fare di rapportone e nemmeno tanto lungo ad occhio 15 km circa.
Le strade sono impeccabili con le piste ciclabili quelle vere cioè strada per le macchine, FOSSO e pista ciclabile vera per le biciclette dove anche i bambini possono correre in tutta sicurezza .... (sarebbe da spiegarglielo a qualche sindaco del Montello come funziona la storia ....)
Sul lago ci sono un sacco di negozi dedicati allo sport compresi quelli di bici, che purtroppo non ho visitato, ero troppo impegnato a mangiare e a sollazzarmi in piscina .....
Ok, adesso si ritorna subito in regola, dieta, km, allenamenti, gare e sempre ATUTTA ... !!!

QUI AVEVO APPENA FINITO DI MANGIARE
ED ERO ABBASTANZA PRESO MALE :O))))

COLAZIONE:
Orribile mancavano le brioche e la nutella !!!
Non ho parole, salame, formaggi spezziati e prosciutto alle 8 di mattina ....

PRANZO:
Cotoletta alla Milanese (Schnitzel) con patate lesse e .... marmellata .....

CENA:
mega grigliatona con tutto, cipolla fritta compresa .....

IDRATAZIONE:
In Austria si beve solo birra, l' acqua non la mettono nemmeno in tavola ... :O)))


SPUNTINO:
Si ordina un Toast e lo servono farcito si salse e con una bella salsiccia !!!!


martedì 24 agosto 2010

Chiuso per ferie

Ciao a tutti, io per qualche giorno non ci sono, ma tantissimi mi chiedono per l' allenamento del Mercoledì, io dico che se teniamo il giorno fisso e anche l' orario, non serve che io sia sempre presente, ma diventa una cosa automatica come il giro della F1, quindi domani alle 14:30 vi trovate in Piazza Carpenedo e fate il giro delle due dorsali come abbiamo fatto le ultime volte, di sicuro mettendo l' avviso e spargendo un pò la voce si riesce a fare un bel gruppetto e di sicuro vi divertirete.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mal che vada ci sentiamo prossima settimana. Ciao a tutti Simone


lunedì 23 agosto 2010

Analisi di una batosta

Ieri appena finita la corsa, ne parlavo con mia sorella, il paragone che mi era venuto è stato che mi sentivo come quando uno cade, al momento si vedono ben chiare le escoriazioni, ma per assurdo il dolore non si sente più di tanto, poi arriva la notte e vengono fuori le botte fino a farci urlare di dolore ....
Ecco ieri al momento mi sentivo "solo" deluso, ma il dolore vero e proprio è venuto fuori dopo .....
Purtroppo, ho dovuto aspettare fino alla sgambatina defaticante per smaltire completamente tutta la delusione e la rabbia che ho accumulato, avevo una gran voglia di tirare fuori il rospo come si suol dire, ma al momento mi tengo tutto dentro e metabolizzo, questa botta mi servirà come carica e non certo come "scarica", mi servirà per avere ancora più voglia di allenarmi e di prepararmi dettagliatamente, di certo non mi farò buttare giù da una sconfitta che per quanto bruciante sia, rimane comunque un punto di partenza e una utile esperienza per progredire.
Ad ogni modo per fermarci ai freddi numeri, estrapolando il finale di gara dal file Garmin e considerando che purtroppo ho lo step non precisissimo in quanto memorizza ogni 200/300 metri, posso trarre le seguenti conclusioni:

Il mio scatto parte dopo 1.17::41 esattamente al km 56.1 di gara da una velocità di 41.7 Km/h e una frequenza di 161 Bpm, dura circa 2 minuti e finisce all' arrivo (30 metri prima purtroppo) con i seguenti dati, 1.20:18, 58.19 km di gara con 202 Bpm e una velocità di 49.3 Km/h.
Il tempo di percorrenza di questi 2.09 km è esattamente di 2 minuti e 37 secondi, la frequenza media non c'e' ma sono stato sempre sui 200 battiti quindi è facilissima da intuire la brutalità di questo sforzo, decisamente il più intenso e violento che abbia mai fatto quest' anno e da quando ho la memoria con il Garmin .....
La velcità media è 47.92 quindi molto prossima ai 50 km/h che da solo, dopo 60 km di gara, con una curva a gomito inmezzo, ne fanno un numeretto niente male, ma purtroppo non è bastato.
Difficile dire se avrei potuto scattare più forte, anche la curva a gomito del finale credo di averla fatta molto bene, come detto non ho una campionatura precisa ma risulterebbe una velocità attorno ai 40 km/h in curva, quindi non credo di averla persa nella sua impostazione, ne tanto meno nel rilancio della velocità in quanto mi sono riportato subito sui 50 km/h.
Forse solo la spinta si è esaurita velocemente cioè il passaggio dagli iniziali 55 km/h appena scattato ai 50 km/h dell' assestamento, forse se fossi riuscito a tenere un pò di più all' inizio i miei avversari avrebbero (ma è solo una ipotesi) potuto scoraggiarsi e magari mollare, cosa che purtroppo non è avvenuta, anzi .......
Diciamo che la mia unica sfortuna è stata quella che il gruppo non ha rallentato nemmeno per un secondo e dal momento nel quale sono partito, mi ha dato la caccia con violenza da subito, peccato, se si fossero guardati per un attimo sarebbe stata fatta, ma con i se e con i ma ......
Ipotizzando che io abbia guadagnato al massimo "solo 5-6 secondi, risulta che il gruppo avrebbe pedalato ad una velocità media di 49.83, quindi negli ultimi 2 km ad una media di circa 2 km/h più forte di me che comunque non è poco.
Altro ragionamento che ho fatto è stato che quest' anno purtroppo non ho mai svolto come invece nel 2009 allenamenti sullo scatto e sul km da fermo, che di sicuro mi avrebbero aiutato nella gestione di questo sforzo, per lo meno a livello psicologico quando arriva il dolore alle gambe, sembra di perdere totalmente le forze e si deve stringere i denti all' inverosimile.
Bho altre considerazioni non saprei proprio farle, rimane la delusione per una vittoria più che sfiorata, un bel numero che però per poco non è andato a buon fine, se proprio vogliamo trovare qualche cosa di positivo in tutto questo è il fatto che almeno mi sono piazzato e ho portato a casa un premio, certo una magra soddisfazione, ma almeno è qualche cosa ......
Ripartiamo subito perchè la stagione e lunga e io decisamente non mollo mai !!!!!

domenica 22 agosto 2010

Gara Camponogara 8° Classificato

Per raccontare questa gara, parto direttamente dai meno 2 km all' arrivo, dopo una serie di fughe e contro fughe nelle quali ci sono sempre stato dentro e sprecando parecchio, ci ritroviamo tutti compatti con la volata generale che si prospetta oramai prossima.
Attacca un corridore e vedo che il gruppo leggermente si apre, non tantissimo ma quello davanti comincia a guadagnare vantaggio, a questo punto tento il colpo di mano e parto tutto solo, A TUTTA ... !!!!
All' inizio sono ben lanciato a 54 km/h, in poco tempo riprendo il fuggitivo, lo passo e me lo tolgo dalla ruota, viaggio veramente forte, per un attimo mi sembra di rivivere il finale di Pramaggiore dell' anno scorso quando ho vinto, butto l' occhio dietro e purtroppo il gruppo è lanciatissimo dal treno, ma ho comunque più di 50 metri di vantaggio, cerco di non scoraggiarmi e di mantenere la velocità alta, ma le gambe diventano via via più legnose e devo "calare" a 50 km/h .......
Passo il cartello dell' ultimo km e ho ancora un buon vantaggio sempre sui 50/100 metri, esattamente come a Pramaggiore a 500 metri dall' arrivo c'e' una curva a gomito e cerco di rimanere lucido per affrontarla al meglio, riesco a farla forte senza calare troppo, (sui 42 km/h) butto giù un dente, mi alzo sui pedali, con quel poco che mi rimane da spendere mi rilancio forte con il rapportone e riesco a riportarmi a 50 km/h ma sono strafatto, sono talmente a tutta che vedo a malapena la linea della strada, ai 400 metri dall' arrivo butto l' occhio sul frequenzimetro e ho 202 battiti, mi rendo conto che non posso andare di più e che sono al massimo delle mie possibilità, il gruppo mi è a 30/40 metri, una pedalata mi sembra di farcela e la pedalata seguente sento il fiato sul collo, tengo ancora, cerco anche disperatamente di fare la volata perchè so che i primi superano i 60 allo sprint, vedo il traguardo, cavolo mi sembra di toccarlo e quasi fatta, ma purtroppo gli ultimi 30 metri vengo fagocitato dal volatone, con la forza d' inerzia e senza pedalare riesco ad arrivare ancora 12° assoluto e 8° di categoria .....
Sono partito dalla fine perchè caXXo ci sono andato veramente vicino, peccato, adesso la devo metabolizzare subito, farmene una ragione in fretta e capire se ho commesso errori, se potevo fare meglio, modificando lo scatto o altro, ma io credo di aver fatto il massimo, sia come tempi, sia come potenza espressa, semplicemente il gruppo è stato più forte e credo comunque di aver perso con onore dando tutto quello che potevo.
In linea generale come prestazioni, finalmente sono arrivato dove dovevo arrivare, se andrà così prima o dopo dovrei farcela, adesso bisogna non mollare mai e crederci sempre .....

CLASSIFICA GRUPPO 1

CLASSIFICA GRUPPO 2

PACCO PREMIO MOLTO BELLO


FILE GARMIN DELLA GARA:


sabato 21 agosto 2010

Inizia l' operazione Caad9


Dopo aver preso l' Imperiale, mi sono trovato nella situazione di decidere il futuro della mia tra virgolette Caad9 ....
Ho fatto una serie di ragionamenti che partono dal fatte che se l' avessi venduta avrei preso praticamente niente, parliamo di qualche centinaio di euro .....
Poi ho ragionato che avere una seconda bici mi avrebbe fatto sempre comodo, una manutenzione straordinaria, un piccolo imprevisto, non si sa mai e zac pronto il mulettino.
Quindi la conclusione e' stata che con poco avrei potuto portare le misure simili sulle due bici, magari cambiare l' attacco manubrio e le misure della sella, in modo da averla pronta disponibile.
La prima operazione e' stata la modifica della sella, sembrerà impossibile, ma e' la parte per me, ma credo per molti piu' delicata, pochi millimetri di differenza, vogliono dire cambiare profondamente la postura e la biomeccanica della pedalata.
Alla fine quindi la bicicletta finita dovrebbe essere Telaio caad9, con gruppo Sram Force ( per la mia definitiva e totale conversione alla casa Americana) con ruote Fulcrum Racing 1, pedali Look Keo Max quindi direi un gran bel muletto .......


Nel tempo mi sono reso conto che la bicicletta deve essere come un vestito sartoriale, bisogna sentirla propria, salirci sopra e semplicemente partire, per arrivare ad una simbiosi simile, ci si deve impegnare, provare e riprovare, la giusta posizione e' un compromesso tra una posizione comoda e performante, che permetta di stare aereodinamici in sella per molte ore e allo stesso tempo permetta una corretta respirazione e non dia quel senso di costrinzione o peggio di dolore alla schiena e alle cervicali.
Fortunatamente io sono un corridore che non soffre eccessivamente i cambiamenti ma che comunque ci tiene a sentirsi bene con il proprio mezzo, alla fine penso di aver trovato un giusto equilibrio che al momento mi fa sentire bene un tutt' uno che mi fa sentire la bicicletta, la mia bicicletta.

giovedì 19 agosto 2010

Gara Portovecchio 6° Classificato

VOLATA FINALE ... A TUTTA ... !!! 61.2 Km/h

Oggi ero molto indeciso se andare a correre o meno, praticamente quando corri le gare è come una droga, se si potesse lo faresti ogni giorno, quando come mè si molla un pochino con le competizioni, diventa difficile andare a farle e a ricreare la mentalità giusta.
Per dire la verità ero indeciso se andare in F1 oppure a fare la gara, in quanto con la bici nuova non mi sento ancora sicuro al 100% ma alla fine mi sono convinto e ho caricato la macchina.
La corsa è stata a Portovecchio (VE) l' anno scorso mi ricordo che erano 38° e fu durissima, quest' anno non era caldo "solo" 30° ma la corsa è stata altrettanto dura con 44.0 Km/h di media finale.
Alla partenza eravamo circa 70 tra Junior e Senior, livello altissimo di partecipazione e pronti via come sempre siamo a tutta, la giornata non era come ho detto caldissima, ma c'era parecchio vento a farla dura.
Attacchi e contro attacchi finché a metà gara se ne vanno in 7, dagli atleti che partono capisco che è quella buona ....
Così a blocco parto dal gruppo e faccio una menata notevole a 57-58 km/h per un bel pezzo, a ruota ho Alberto "bs" e l' ex prof Ravaioli che però non tira in quanto ha ben 3 compagni davanti...
Ad ogni modo riesco a chiudere sui primi, davanti siamo in 10 in tutto, io purtroppo però sono stracotto dallo sforzo e come ci riprendiamo, passa in testa Ravaioli che da una ulteriore accelerata veramente da paura, qui non so come ma si fa un buco, io purtroppo sono pieno di acido e non ce la faccio a chiudere, così ci spezziamo in 5 restano davanti e io con Alberto "Bs" restiamo in 5 dietro, praticamente penso che la gara è finita, pedaliamo mezzo giro piano piano e ci facciamo riprendere dal gruppo, peccato sarebbe bastato 500 metri per recuperare e poi sarebbe stata fatta.
Davanti i primi se ne vanno e 3 Eurovelo su 5 vuol dire gara concluso per la vittoria, dietro mi faccio un giro intero a respirare, ma comunque nel gruppo davanti continuano ad attaccare, la media è altissima oltre i 44, finchè altri 7 riescono a prendere vantaggio.
A questo punto faccio un secondo rientro da panico, partiamo in 5 di nuovo con Alberto, con Andrea Pinarello che tra l' altro era in splendida forma oggi (bicicletta Dogma Di2 colorazione Sky e ruote LightWeight ....se non può lui ...) e dopo un inseguimeto alla morte, riusciamo a riprendere i 7, tanto da formare un gruppo inseguitore di 12.
Ai meno 2 giri quando passiamo sotto il traguardo lo Speacker ci avverte che abbiamo 1 minuto e 30 di distacco (corsa stra finita) ma dietro il gruppo ci è sotto pertanto non possiamo mollare in fondo ci sono dei piazzamenti prestigiosi da difendere.
Facciamo gli ultimi due giri forte senza mai respirare e così noi non riusciamo a riprendere i primi 5, ma non ci facciamo nemmeno riprendere dal gruppo.
Lo sprint è abbastanza regolare fino ai 600/700 metri abbiamo sempre collaborato fino a quando scatta Pinarello da solo, dietro ci guardiamo un pò e lui prende vantaggio, io mi metto a ruota dell' ex Campione del Mondo Agostini, ma ai 500 metri quando parte è devastante ....
Perdo subito 20 metri ed è come mi trovassi all' aria primo con tutti a ruota, ai 300 dall' arrivo sono già stanco, ai 200 dall' arrivo vorrei scendere dalla bici e spingerla, ad ogni modo anche gli altri sono altrettanto stanchi e complice Alberto "Bs" che mi lascia la posizione, riesco ad arrivare 3 dello sprint dietro ad Agostini e Pianrello, 8° assoluto e 6° Senior.
Perfetto ottime sensazioni, a forza di fare soglia nonostante fosse da Luglio che non correvo, sono riuscito a trovare un buon passo e ad ottenere un ottimo risultato.
C' è indubbiamente ancora molto da lavorare per arrivare al livello dei Big (sul passo Ravaioli e in volata Agostini erano di un' altro pianeta), ma sento che gli sono sempre più vicino e sopratutto sento di avere ancora margine e di non essere ancora arrivato al top.

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ORDINE DI ARRIVO JUNIOR

IL PACCO PREMIO
Molto bello con formaggio grana e altri prodotti di qualità


FILE GARMIN DELLA GARA:

Si vede che non è bastato ....

http://www.teleciclismo.com/servizi_play.php?id_svz=150

Video della protesta ....

Ma subito dopo:

tratto dal sito UDACE:

Nervesa della Battaglia (TV) Il 16° G.P Pizzeria De Mori in programma a Nervesa della Battaglia (TV) domenica 5 settembre 2010 è annullato.
Detta gara organizzata dall’ Udace-Csain rimane vittima dell’ordinanza dei sindaci Montelliani in cui hanno deciso di non dare autorizzazioni alla gare ciclistiche lungo il Montello cercando in qualche modo di evitare il transito anche ai cicloturisti, Prof e dilettanti compresi che del Montello hanno fatto palestra in quanto sporcano le strade.
In tutto il mondo cercano di chiudere alle macchine in quanto inquinanti, nel Montello chiudono a chi non inquina..


mercoledì 18 agosto 2010

Non sempre è domenica ....

Abituato a migliorare oramai giorno per giorno, ho beccato due mezze giornate storte che comunque ci possono stare.
Ieri mattina avevo in programma di fare il giro a 145 Bpm della FInverno, purtroppo ho beccato una giornata non delle migliori, sveglia puntuale alle 5:15 e sono partito sempre alle 6 di mattina ho fatto un buon riscaldamento, la temperatura era stranamente fredda sui 15-16° gradi che per essere metà agosto non è proprio il massimo, ad ogni modo arrivato sul percorso crono, sono partito subito alla grande 37-38 Km/h e battito regolare, ma arrivato a Cà Tron, ho cominciato a sentire il vento contrario, non mi rendo conto se questa percezione sia reale o se comunque la velocità elevata dia questa sensazione di impatto con l' aria.
Fatto sta che la media ha cominciato progressivamente a calare.
Arrivato a Fossalta dove c'e' la svolta e dove di solito la media comincia a crescere sul lato favorevole, il vento ho continuato a sentirlo negativo, ho continuato perchè comunque mi interessava portare a termine l' allenamento, ma come immaginavo, non sono più riuscito a riprendere velocità e ho finito leggermente in affanno.
Alla fine ho fatto comunque 35.6 di media che non sono per nulla poco, ma a 151 Bpm, quindi per mantenere la media ho dovuto alzare la frequenza, il tempo è stato di 1.24:55 quindi solo 9 secondo più del record, probabilmente la non buona giornata è dipesa anche dal fatto che gli ultimi due giorni mi sono lasciato andare con qualche peccatuccio di gola .... Ma ci può stare, basta ritornare subito nella giusta strada.
Unica nota che considero positiva, in 2 ore e 15 minuti di allenamento ho fatto ben 75 km e la media totale è stata di 33.5 km/h a 142 Bpm, quindi guardando nel complesso la mattinata direi un ottimo allenamento.

ECCO IL FILE GARMIN:

Oggi invece ho preferito sgambare alla pausa pranzo e con Ale maso ci siamo fatti un giretto di chiacchere con 45 Km a ritmo buono ma non esagerato, anche oggi sentivo la gamba non proprio al top e quindi ho preferito andare via regolare per recuperare le forze.
Quando sono giornate particolarmente umide, sento l' aria densa ed impenetrabile e oltre ad avere la sensazione di respirare con affanno, sento le gambe particolarmente legnose, certo parliamo di sensazioni, in quanto poi i ritmi e le velocità restano buone, ma mi aspetto di continuare a migliorare sia dal punto di vista della forza che dal punto di vista del peso, oramai questi sono i miei veri obiettivi da qui alla fine dell' anno.

Team ITALIANJET stagione 2010

martedì 17 agosto 2010

Problema per ciclisti .....

PERCORSO di ALLENAMENTO


A, B, C o D ........

ATTENZIONE: il giro viene fatto in senso ANTIORARIO e in SOLITARIA

lunedì 16 agosto 2010

Jean-Pierre "Jempi" Monseré

Ne avevo già parlato, ma mi impressiona sempre trovare video di questo grandissimo Campione scomparso a soli 22 anni .....

Analisi del fine settimana

Finito l' effetto placebo della bicicletta nuova, ritorniamo ai numeri che è comunque quello che va oltre le sensazioni.
Molto volte è capitato di prendere una bicicletta, cambiare ruote o un acessorio e di dire "A tutta un' altra cosa" oppure con questo materiale X si vola ....
Bhe praticamente avendo i tempi di riferimento, molto delle (ingannevoli) sensazioni vengono chiarificate con i tempi, in quanto questi per lo meno dovrebbero essere incontestabili !!!!
Sabato ho fatto il giro FInverno, bhe che dire se non i numeri:

Record precedente: 1.27:36
Sabato: 1.24:46

Quasi 3 minuti in meno, la media è passata da 34.3 a 35.7, quindi 1.4 km/h di differenza, senza tenere conto che all' inizio della preparazione come si può vedere dagli articoli di maggio, i tempi erano attorno all' ora e 30 minuti e la velocità attorno ai 32-33 km/h.
Quello che mi ha lasciato più sorpreso in assoluto è stato il fatto di aver battuto anche il tempo che avevo fatto in coppia con ElvisJET quando abbiamo fatto il giro tipo crono coppie .... 1.24:56 avevamo fatto ......
Domenica cioè ieri poi sono andato sul Montello con il gruppo di Carpenedo e abbiamo fatto una bel giro di 120 km circa.

Ecco il file GARMIN:


Purtroppo sono stato un pò stupido perchè mi dovevo provare anche in salita, ma ll' inizio della 15 volevo andare su piano o meglio regolare, poi vedendo che comunque avevo un bel passo, ho deciso di andare su regolare (quando un ciclista dice regolare, significa molto forte, "quasi a tuta" :O))))) )
Ad ogni modo ho trovato solo i tempi di Maggio dove ero attorno ai 13 minuti sulla presa quindici, mentre ieri 11:57, questo significa che vado molto più forte anche in salita, e sopratutto che ho lavorato veramente bene questi mesi, che staccare dalle gare mi ha rigenerato, mi ha riequilibrato in tutti i sensi e sinceramente gli ultimi giorni ho risentito sensazioni che da quando ho ripreso a correre 3 anni fa, mai avevo provato, ma che ricordavo di un mio remoto passato.
Devo dire anche che la cura di Life Pack e Gac l' ho trovata super positiva, mi ha fatto sentire benissimo tutta l' estate, ho sempre avuto tanta energia e non ho subito cali con il caldo, credo sia la prima volta che mi succede.
Certo se il fine deve essere una sana attività fisica, credo di aver raggiunto il mio obiettivo, quindi non credo di avere molto da chiedere in più al ciclismo, chiaro che tutto questo lavoro meticoloso che ho svolto in questi mesi si dovesse poi tramutare in qualche bel risultato anche in gara, di certo non mi farebbe dispiacere ......
Concludo con il peso, stamattina 74.9 Kg, battuto anche il mio record dalla ripresa a coronamento di un periodo estremamente positivo, senza gare, ma con tante soddisfazioni personali.

venerdì 13 agosto 2010

Fatta la pazzia preso Wilier Imperiale !!!!

WILIER IMPERIALE


Detto fatto e portato a casa la bici nuova, Wilier Imperiale, gruppo Sram Red e ruote Ritchey Carbon, ho provato solo un giretto in quanto erano quasi le 8 di sera, ma le sensazioni sono state super, il mezzo che desideravo, aeredinamico e leggero.
E' stata una fatalità incredibile quelle cose che mai ti immagineresti, delle volte per prendere un integratore ci pensi 3 mesi e in 5 minuti mi sono preso una bicicletta, sono passato dal ex professionista Daniel Sgnaolin e fortuna ha voluto che avesse pronta in negozio la sua bicicletta personale, Daniele e' alto circa come me, e quindi non è stato difficile accettare la sua proposta "indecente" così è andata.
Come detto tra la pioggia di oggi e il lavoro ho potuto farci solo un giretto di 30 km, ma chiaro che con una bici del genere le sensazioni sono per forza positive, altra particolarità è il gruppo Sram, ha la cambiata totalmente differente da Shimano e mi ci dovrò abituare, le ruote sono le Ritchey Carbon profilo medio a tubolare, belle leggere e scorrevoli.
Adesso la userò piano piano, in quanto non ho nessuna intenzione di rinunciare al Caad9 anzi, le userò entrambe in funzione del percorso e dell' allenamento.

DANIELE SGNAOLIN VICE CAMPIONE DEL MONDO in COLOMBIA

CAMPIONE D' ITALIA DILETTANTI e 2° al GIRO D' ITALIA

FOTO VARIE DELLA SUA CARRIERA


FILE GARMIN DEL PRIMO GIRO:


giovedì 12 agosto 2010

F1 A TUTTA ....

Grandissima F1 stasera per una serie di circostanze particolari, nonostante il periodo "vacanziero" al ritrovo delle 17:30 siamo una buona trentina di agguerriti ciclo amatori.
Io mi ero allenato la mattina alle 6 e avevo fatto 2 orette con 1 ora di soglia aerobica, quindi ero intenzionato ad andare per fare un pò di scarico leggero, ma in F1 lo scarico leggero si fa solo con la bocca .....
Alla partenza trovo sia Alberto in tenuta Italianjet che Samuele dei Liquigas Young che da una settimana continua a ripetermi che in 3 anni per un motivo o per un' altro non è mai riuscito a vincere la F1 !!!!!
Da Littomarino partiamo tutto sommato ad una velocità diciamo decente, il giovedì per antonomasia è il giorno "tranquillo" e così andiamo fino a Quarto d' Altino dove parte il crono ufficiale.
Io sono in tenuta azzurrina con copri scarpe in lycra bianchi che da quello che ho capito sono un "tipico" segnale di guerra ciclistica (vero SistOne ??) ....
Ad ogni modo fino a Cà Tron io rimango bello tranquillo nella pancia del gruppo, da quando mi sono riportato in peso, sento la gamba veramente buona come mai mi era successo nel 2010, se continuo a rimanere con la testa apposto e a lavorare con questa intensità a questo punto per il finale di stagione mi aspetto di fare delle gradi prestazioni anche nelle gare in circuito alla domenica, la gamba gira a mille, il recupero è ottimo e la pedalata potente come deve.
Ritornando alla F1 siamo andati avanti a scatti, si faceva velocità elevata, ma frutto di continui attacchi e non di una doppia fila ordinata, tra l' altro stasera l' aria era infame, umida come non mai e a 40 Km/h orari sembrava di non andare avanti .....
In zona Vallio c'e' un punto particolare, curv aa destra, sottopasso, curva a sinistra e immissione in Treviso Mare, il tipico budello dove il gruppo si allunga e chi attacca davanti può fare selezione ....
Così dico ad Alberto che è quello il punto dove dobbiamo partire, legnata secca e ce ne andiamo, mi giro e vedo Samuele a 100 metri con massimo "Gamba di Pelo", io e Alberto rallentiamo un attimo e li facciamo rientrare, il gruppo staccato.
Cominciamo a girare forte ma appunto l' aria pesante a 42-44 km/h ci fà soffrire esageratamente, ma teniamo duro per tutta la Treviso Mare, che è un lungo rettilineo scorrevolissimo, all' ultimo cavalcavia a circa2 km dalla fine so che il gruppo viaggia a 50/55 km/h, quindi visto che non siamo lanciatissimi, decido di trenare a tutta.
Tengo un km circa a quasi 50 km/h ..... e questo è il momento chiave, il gruppo arriva a 30 metri da noi ma non si aggancia .... incredibile, facciamo la rotonda e Massimo si sgancia (volutamente in quanto pedalava bene) e rimaniamo in 3 a questo punto è quasi fatta, meniamo a tutta le Fiandre e il gruppo dopo aver dato la sfuriata comincia a perdere terreno, mentre noi davanti continuiamo a tenere la velocità altissima !!!!!
Arrivati a Musestre alla volata finale, lasciamo la vittoria a Samuele che dopo 3 anni vince la F1 (pagare da bere subito!!!), Io e Alberto appagati della dimostrazione di forza ma anche di amicizia che ci permette comunque di godere di un bel numero, purtroppo non ho ricordato di stoppare il garmin ad ogni modo la media era sui 40.5 e il tempo sotto i 52 minuti.
Niente da aggiungere se non il fatto che facendo moltissimi allenamenti in soglia e controllando il peso maniacalmente, sto riprendendo quella gamba che era solo nei miei ricordi, ma che a questo punto conto di ritrovare anche nel mio prossimo futuro ..... la strada è ancora lunga ma noi non molliamo mai.

ARRIVO A MUSESTRE .....


FILE GARMIN DELLA F1:


In ogni caso Io sarò pronto .....

PISTA per AMATORI

MA IO SARO' PRONTO .....

Quando arriverò avanti. il vento si spaventerà e si sposterà per paura che io lo colpisca !!!!!

mercoledì 11 agosto 2010

A TUTTI I CICLISTI MOBILITATEVI !!!!!

RADUNO CICLISTICO DI PROTESTA CONTRO IL SINDACO DI CROCETTA DEL MONTELLO

Luogo:
SEMAFORO DI CROCETTA DEL MONTELLO (INCROCIO PANORAMICA)

Ora: venerdì 13 agosto 2010 14.00.00

IL CASO

Troppi ciclisti sulle «prese»
Montello «vietato» alle biciclette
Il sindaco di Crocetta: le gare della domenica paralizzano la viabilità.

CROCETTA DEL MONTELLO (Treviso) – E' uno dei simboli della bicicletta veneta. Ma ora il Montello è «vietato» ai ciclisti. Su queste rampe si sono allenati, da sempre, i più celebri professionisti, adesso, forse non più. Fa discutere la provocatoria proposta di Eugenio Mazzocato, sindaco di Crocetta, che ha espresso la necessità di contenere l’afflusso delle bici sull’altura trevigiana. «Le gare della domenica paralizzano la viabilità – aveva detto il primo cittadino – e lasciano sulle nostre strade cumuli di rifiuti che poi tocca a noi raccogliere. Inoltre i singoli appassionati non rispettano il codice della strada e per questo sono spesso causa di incidenti anche gravi. Basta, bisogna pensare a divieti, anche nell’utilizzo delle prese». Una misura che l’amministratore intende portare all’attenzione dei colleghi della zona, i quali anche in passato avevano evidenziato i problemi comportati dal traffico ciclistico, tanto che a Nervesa della Battaglia il sindaco Fiorenzo Berton aveva lanciato l’idea di «una tassa di 500 euro su ogni singola competizione». Ora gli amministratori chiedono alla Provincia di convocare un tavolo di coordinamento, ma intanto la provincia più ciclistica d’Italia si divide, tra appassionati del pedale ed esasperati per l’indisciplina sulle due ruote.

Articolo originario:

Nuova Pinarello Graal Carbon CRONO

Dopo 8 mesi .....

Sono finalmente tornato al peso dell' anno scorso .... Stamattina 75.0 kg spaccati, non lo considero un punto di arrivo assolutamente ma una piccola vittoria di tappa, il cammino è ancora lungo, ma sono decisamente sulla buona strada, tutto gira di nuovo a 360° in maniera perfetta e per fine anno mi aspetto di migliorare ulteriormente in tutti e 4 i settori della mia sfera ciclistica.
Mi sono preso tutto agosto senza obiettivi precisi di gare, in modo da curare particolarmente degli allenamenti tranquilli che da una parte hanno l' obiettivo di farmi recuperare energie preziose e dall' altra il ritmo di brucia grassi dovrebbe favorire un' ulteriore perdita di cicca.
Adesso che ce l' ho fatta posso tirare un primo sospiro di sollievo , ma di sicuro questa deve essere la prima e l' ultima volta che mi succede una cosa del genere, l' alimentazione è sempre stata il mio punto debole, ma quest' anno ho praticamente buttato via la stagione per colpa di questo inverno fatto male.
Tra i tanti problemi che si hanno quando il peso è fuori controllo, io soffrivo in particolar modo il recupero dopo gli sforzi intensi, dopo uno scatto particolarmente violento, mi ritrovavo per parecchi minuti a dover respirare per avere di nuovo energie, mentre adesso da subito ho sentito che il recupero è molto più veloce.
Oramai il peggio "psicologicamente" è passato, prima cercavo di correre il più possibile in modo da trovare il ritmo in gara, solo che adesso ho capito che allenarmi per me è molto meglio, cioè si può correre anche intensamente ma poi si deve avere dei tempi di recupero lunghi a livello mentale particolarmente.
In più io sono una persona che sotto stress, (che sia lavorativo, famigliare, sportivo) tende a mangiare dolci, la chiamo una sorta di bulimia nervosa, quindi eliminando le corse ho potuto stare più tranquillo e dedicarmi con più attenzione ai cibi che introducevo.
In ultima, ho cominciato ad acquistare prodotti di qualità cercando di fare attenzione ai marchi e agli alimenti, lasciando perdere le offerte commerciali, mangiare bene e mangiare meglio, se poi pensiamo che il cibo che introduciamo è il nostro carburante ... facile capire come l' alimentazione sia FONDAMENTALE per avere più energia e per averla sopratutto a lungo nel tempo.
Ho trovato al supermercato delle barrette che mi sono piaciute tantissimo, sono prodotte dalla Melinda e sono a base di riso soffiato leggerissimo e mele, sono veramente buone, particolari in quanto non appesantiscono per nulla durante la corsa e parlando di prezzo siccome sono in offerta lancio costano anche veramente poco (non ricordo se 060 o 0,90 cadauna) ne ho fatto subito una grande scorta.


martedì 10 agosto 2010

Massimo Cigana vince il Trumer-triathlon

Grande il mio amico Massimo che vince l' internazionale Triathlon in Austria Aleeee Massssimo

Il Capo ha detto questa !!

WILIER IMPERIALE

TELAIO AEREDINAMICO

GRUPPO SRAM RED

VERSIONE BIANCA


domenica 8 agosto 2010

Preparazione al ciclismo i 4 punti.

Alla fine della fiera sono sempre più convinto che se uno vuole capire quanto vale deve provarsi sul test dell' ora, è una prova veramente dura ma che mette allo scoperto tutti i nostri punti deboli senza pietà.
Dopo aver fatto la mia prova ho parlato con degli amici ed è veramente difficile capire e rendersi conto delle proprie prestazioni, un amico che corre in MTB quando gli ho spiegato che avevo fatto 38.6 km in un' ora, lui mi ha risposto che non era molto in quanto lui con gli amici corre normalmente a 35-36 km/h .....
Specifichiamo una cosa, un conto è correre in gruppo con le scie e vedere la velocità istantanea del computerino .... (se dovessi guardare questo dato io raggiungo spesso i 60 in gara :O))))), altra storia e da soli in un circuito e pedalare un 'ora a tutta, si avranno delle realtà totalmente differenti.
La percezione della propria performance è quasi impossibile da stabilire se non si ha una perfetta confidenza con le strumentazioni e le misurazioni, certo se un pedala per divertimento, per fare i giretti con gli amici questi test e queste prove sono totalmente inutili, non servono a nulla.
Per chi è invece appassionato di preparazione che non vuol dire essere fissati con la bici, ma semplicemente divertirsi a misurarsi per una sfida contro se stessi, il test sull' ora è essenziale, anzi direi il migliore in assoluto.
Questo test dice 2 cose fondamentali (che non sono tutto del ciclismo chiaramente), ma sicuramente dice chiaro quanto forte si può andare e indicativamente per quanto tempo .... e questo non è assolutamente poco.
Certo combinando questo test con una bella scalata di almeno 10 km si potrebbe vedere anche quanto forte si sale e per quanto tempo .....
In definitiva quindi per impostare un serio programma di preparazione, è fondamentale avere dei riferimenti cronometrici sia in pianura sia in salita, il mio obiettivo come ciclista è quello di erogare una determinata potenza (che spero sia la più alta possibile) per un tempo che sia chiaramente il più lungo possibile, per andare forte diventa essenziale avere tanta potenza e poterla disporre per tanto tempo ......
Questa quindi la teoria, le famose belle parole, il punto sta come arrivarci .... Dentro la mia testa mi sono focalizzato su 4 punti sui quali poter lavorare in maniera abbastanza precisa.

1) Test:
Eseguire dei test periodicamente in modo da capire se il lavoro che si stà facendo, da i frutti sperati. Test anche personali per esempio il tempo di scalata in una salita o il tempo che si impiega in un tratto cronometrato (se in pianura deve essere un circuito con partenza e arrivo nello stesso punto senza che le macchine possano influenzare il test)

2) Biomeccanica:
Cura del mezzo, della posizione, dei materiali, la bicicletta deve essere come un vestito perfetto, sempre in ordine e deve calzare su misura perfettamente, deve essere aereodinamica in pianura e deve essere leggera in salita .... semplice.

3) Alimentazione:
Il nostro corpo è un motore molto potente per questo ha bisogno di avere del carburante di qualità, mangiare sano, controllare il peso e integrarsi correttamente è fondamentale per avere un corpo performante.

4) Preparazione:
Programmazione per me è una parola fondamentale, nel 2010 con il livello del ciclismo moderno è impensabile prendere la bici e andare fuori a pedalare, se si vuole migliorare si deve lavorare per raggiungere i propri obiettivi, non basta poi solo lavorare, ma bisogna farlo pure bene

venerdì 6 agosto 2010

Nuove tecniche di allenamento e lotta al doping

Soglia anaerobica
Marco Bonarrigo - Aldo Sassi - dal libro"Dalla parte del ciclismo Etica dello sport

Il concetto di «soglia» ha poco più di quarant'anni. Nel 1959 al Third Pan-American Congress of Sport Physicians,
tenutosi a Chicago, il fisiologo tedesco Wildor Hollmann, commentando l'andamento di alcuni parametri fisiologici
in uno sforzo condotto a carichi crescenti al cicloergometro, introdusse l'idea che al di sopra di certe intensità di
esercizio la richiesta energetica potesse essere coperta dal metabolismo anaerobico, in aggiunta a quello aerobico.
Come sappiamo, il metabolismo aerobico è quella via metabolica attraverso la quale il nostro organismo brucia gli
alimenti assunti combinandoli con l'ossigeno respirato, producendo in questo modo energia utile alla contrazione
muscolare. A riposo, consumiamo poco ossigeno, perché ci serve poca energia e, dunque, bruciamo pochi alimenti.
Man mano che l'intensità della nostra attività fisica cresce, aumenta la quantità di energia necessaria per sostenerla
e con essa la velocità con la quale gli alimenti (che sono la nostra benzina) vengono bruciati con l'ossigeno inspirato
(ciò, di conseguenza, fa sì che aumenti anche la quantità d'aria respirata ogni minuto). L'intensità massima dello
sforzo che possiamo compiere avvalendoci prevalente mente dell'energia fornita da questo sistema - che, essendo
basato sull'utilizzazione dell'ossigeno presente nell'aria, viene appunto detto aerobico - è grossomodo pari a quella
che siamo in grado di sviluppare per non più di 5 minuti circa: in sforzi massimali di questa durata, il consumo di
ossigeno può raggiungere il 100 per cento rispetto alle capacità del soggetto, cioè il cosiddetto massimo consumo di
ossigeno (solitamente indicato dalla sigla VO2max): intorno a 3 litri al minuto in un sedentario, circa il doppio in un
campione del ciclismo. Correndo o pedalando, passando da uno sforzo blando a uno via via più intenso, crescerà in
maniera quasi proporzionale la necessità di energia, dunque quella di ossigeno e, con essa, la frequenza cardiaca,
espressione del crescente lavoro compiuto dal cuore per pompare sempre più sangue arricchito di ossigeno dai
polmoni ai nostri muscoli. Succede però che l'aumento di queste variabili non sia lineare (cioè non sia costante) fino
al raggiungimento del massimo consumo di ossigeno: superati i 2/3 circa di questa intensità massima, in uno sforzo
a carichi crescenti si osserva una più repentina accelerazione della ventilazione e anche del l'accumulo di acido
lattico nel sangue.
Quando dobbiamo produrre moltissima energia in pochissimi secondi - come in uno sprint dell'atletica leggera o del
ciclismo, oppure in conseguenza di un rapido passaggio da un'attività blanda a una più intensa - il nostro organismo
non è in grado di far fronte al repentino aumento della richiesta di energia solamente accelerando i processi di
combustione degli alimenti con l'ossigeno inspirato (accelerazione che richiede tempi dell'ordine delle decine di
secondi, e che può comunque non essere sufficiente a coprire completamente le accresciute richieste energetiche).
Così questo surplus di energia viene in buona parte prodotto degradando gli zuccheri senza bruciarli con l'ossigeno,
attraverso una via metabolica che viene pertanto detta «anaerobica», senza ossigeno, e che porta alla formazione del
cosiddetto acido lattico (quello che fa percepire bruciore ai muscoli dopo una rampa di scale fatta di corsa, per
intenderci).
La formazione dell'acido lattico, dunque, è espressione dell'attivazione del metabolismo anaerobico: proprio questo
aveva fatto notare Hollmann in quel congresso del 1959, introducendo l'idea che al di sopra di determinate intensità
di esercizio la copertura delle necessità energetiche fosse garantita non solo dal metabolismo aerobico (alimenti
bruciati con l'ossigeno), ma anche da quello anaerobico (zuccheri degradati senza consumo di ossigeno, con
formazione di acido lattico). Ed è questo, in sostanza, ciò che il concetto di soglia anaerobica significa ancora oggi,
dopo oltre quarant'anni: l'intensità metabolica alla quale il metabolismo energetico da totalmente aerobico diviene
parzialmente anaerobico.
Il termine vero e proprio di «soglia anaerobica» venne introdotto nel 1964 da Wasserman e McIlory, per definire - in
test condotti a carichi progressivamente crescenti - l'intensità alla quale una «impennata» della ventilazione e di
altri parametri riflette il passaggio tra le due condizioni citate: quella completamente aerobica e quella parzialmente
anaerobica. Essendo basata sull'analisi dell'andamento di parametri ventilatori, la soglia determinata con le
metodiche successivamente codificate da Wasserman viene appunto detta «ventilatoria». Le ricerche che seguirono
tendevano a mettere in relazione l'intensità dello sforzo alla quale si verifica l'impennata della ventilazione con la
concomitante accelerazione dell'accumulo dell'acido lattico nel sangue. Ma erano sperimentazioni condotte sempre
su test incrementali, ossia protocolli nei quali la potenza viene aumentata di poche decine di watt ogni 30-60
secondi (aumentando l'inerzia della bici stazionaria su cui pedala l'atleta), fino a raggiungere valori tanto elevati da
determinare l'esaurimento del soggetto, cioè la sua incapacità di proseguire l'esercizio (cosa che, in simili situazioni,
avviene dopo 10-15 minuti di lavoro a intensità crescente). In sostanza, dunque, si andava ad analizzare - come si fa
tuttora con protocolli di questo genere - ciò che avviene in condizioni definite «transienti» da un punto di vista
fisiologico, nelle quali, cioè, sono in atto degli adattamenti (aumento della frequenza cardiaca, della ventilazione
eccetera) che nelle poche decine di secondi di intervallo tra ciascun carico e il successivo non consentono
all'organismo di «mettersi in equilibrio» (e quindi di assestarsi) rispetto al livello della richiesta energetica che il
carico raggiunto comporta. Il corpo, in pratica, non fa in tempo ad adeguarsi completamente alla nuova situazione,
che già gli viene imposto di sostenerne una più impegnativa.
Tenuto conto di questo fatto, restava da osservare cosa succede invece in condizioni «di equilibrio», quelle cioè che
si possono ottenere dopo che si sta lavorando per alcuni minuti (non meno di una decina) a una stessa intensità.
Uno dei primi gruppi di ricerca a effettuare questo tipo di verifica fu, nel 1981, quello dì Liegi, composto da Scheen,
Juchems e Cession-Fossion, che esaminarono l'andamento dell'acido lattico e di altri parametri durante prove a
carico costante, ciascuna della durata di 20 minuti. Osservarono che a intensità di lavoro pari al 40-50 per cento
circa del VO2max la concentrazione ematica dell'acido lattico si elevava nei primi minuti di esercizio, per poi iniziare
a calare molto lentamente nel prosieguo dello stesso, pur continuando a rimanere al di sopra dei livelli basali anche
al ventesimo minuto (la maggior elevazione transitoria iniziale è dovuta all'inerzia di regolazione del metabolismo
aerobico, che, come già detto, richiede diverse decine di secondi prima di raggiungere una con dizione di equilibrio;
ciò comporta, nella fase iniziale dello sforzo, un'attivazione di un certo rilievo del metabolismo anaerobico,
evidenziata dal conseguente accumulo di acido lattico nel sangue, che poi viene in parte progressivamente rimosso).
Per carichi di intensità superiore al 60 per cento circa del VO2max notarono invece che l'aumento della
concentrazione di acido lattico nel sangue era costante, fino al momento della cessazione della prova. Per carichi
intermedi - tra il 50 e il 60 per cento circa del VO2max - il lattato ematico aumentava nei primi 10 minuti dello
sforzo, per poi attestarsi su un valore costante fino al termine dell'esercizio (ventesimo minuto), I tre studiosi
definirono questa condizione «steady-state Iactate threshold», cioè «soglia del lattato costante» e, cosa non di poco
conto, evidenziarono che durante carichi costanti (a differenza di quelli incrementali) questa soglia anaerobica
«lattacida» non coincide come intensità lavorativa con quella «ventilatoria» rilevabile secondo le deduzioni di
Wasserman.
Nel contempo, con pubblicazioni del 1981 e del 1982, il gruppo tedesco di Stegmann e Kindermann precisò il
concetto di soglia anaerobica, identificandola con il cosiddetto «massimo lattato in steady-state» (abbreviato in
MLSS), che rappresenta la massima intensità lavorativa individuale alla quale si verifica una condizione di lattato
costante, cioè la massima intensità alla quale esiste un equilibrio tra lattato (prodotto dai muscoli) che entra in
circolo e lattato che viene rimosso dal sangue (quest'ultimo lo cede ad altri organi, come cuore e fegato, in grado di
utilizzarlo).
Riassumendo e cercando di semplificare, il concetto di soglia anaerobica è riconducibile al seguente fenomeno
fisiologico: a blande intensità di lavoro, i muscoli producono lentamente acido lattico che va nel sangue, ma che al
tempo stesso il sangue rimuove cedendolo ad altri organi e tessuti (muscoli non coinvolti intensamente
nell'esercizio). Ciò avviene a una velocità tale da tenere il passo con la produzione, così da non far aumentare
sensibilmente il livello assoluto della presenza di lattato nel sangue. Aumentando l'intensità dello sforzo, la velocità
di produzione e di entrata dell'acido lattico nel circolo sanguigno aumenta, e con essa cresce parimenti la velocità di
rimozione, che permette di mantenere una condizione di relativo equilibrio tra le due fa si. Ma aumentando
ulteriormente l'intensità dello sforzo, raggiunto un certo limite, la capacità di rimozione raggiungerebbe il suo livello
massimo, cioè un tetto. Il più alto livello di sforzo fisico al quale la capacità di rimozione del lattato è comunque tale
da contrastare la produzione di lattato stesso, corrisponde al MLSS, cioè alla vera e propria soglia anaerobica.
Andando oltre, la velocità di produzione supera inesorabilmente quella di rimozione, determinando un progressivo
accumulo di acido lattico nel sangue. Quest'ultima condizione è quella a cui un atleta si riferisce quando dice: «sono
fuori soglia» o «sono in acido», lasciando intendere che di lì a poco quel continuo crescere dell'acido lattico nel
sangue - espressione dell'intensa produzione muscolare - gli «intossicherà» le gambe, disturbando la contrazione
muscolare stessa (per effetto degli ioni idrogeno che lo compongono) e, conseguentemente, obbligandolo a
diminuire l'intensità dello sforzo.
Questa, dunque, è la concezione più diffusa del concetto di soglia anaerobica intesa come massimo lattato in steadystate;
ma è una concezione del fenomeno abbastanza grossolana e imprecisa. Un tempo si era portati a ritenere che
in uno sforzo prolungato a carico costante la concentrazione di acido lattico nel sangue riflettesse quella presente nei
muscoli, arrivando progressivamente a un equilibrio tra questi due comparti: si considerava infatti che il lattato
passasse dalla cellula muscolare al sangue quasi esclusivamente per semplice diffusione. Oggi, grazie al lavoro di
numerosi autori - tra i quali vale la pena citare Brooks e Gladden - sappiamo che mentre alcuni muscoli producono
acido lattico, ve ne sono altri che lo utilizzano; che gli equilibri del lattato tra cellula e sangue sono regolati da
meccanismi assai complessi, risultanti dall'interazione di sistemi attivi di trasporto - le proteine di trasporto
monossilate, dette MCT - con i meccanismi di diffusione; che il funzionamento di questi ultimi è condizionato dalla
diversa concentrazione di ioni idrogeno (H+) che si viene a determinare tra l'interno e l'esterno della cellula; e che -
fatto assai importante - in definitiva l'acido lattico non può più essere considerato un mero prodotto terminale, uno
scarto, un semplice rifiuto risultante dalla degradazione anaerobica degli zuccheri, ma deve essere preso in
considerazione nel suo più complesso ruolo di regolatore biochimico e di mediatore dei processi energetici nel loro
complesso. Quanto appena detto può risultare nebuloso per chi non abbia un minimo di dimestichezza con questi
argomenti, ma in sostanza il messaggio è questo: l'acido lattico non è da considerarsi solo come un veleno per i
nostri muscoli, come molti ciclisti sono portati a pensare.
Per ritornare all'evoluzione del concetto di soglia anaerobica, si può dire che il MLSS è divenuto poi il «gold
standard» della soglia stessa, cioè il criterio di riferimento, sia da un punto di vista teorico (massimo equilibrio
possibile tra produzione e rimozione del lattato), sia dal punto di vista della misura; tant'è che a oggi la più semplice
modalità diretta per determinare la soglia anaerobica si basa sull'esecuzione di un protocollo simile a quello del
citato lavoro di Scheen e collaboratori: far fare a un soggetto tante prove a carico costante, ciascuna della durata di
20-30 minuti e in giornate differenti, per far sì che l'affaticamento di una prova non influisca sul risultato della
successiva.
È evidente come questo metodo richieda molte sessioni di test per arrivare, attraverso vari tentativi, a individuare il
MLSS: un protocollo di fatto improponibile per un ciclista che voglia eseguire delle valutazioni di routine. Per questo
motivo i metodi indiretti - come il test di Conconi, o il metodo ventilatorio di Wasserman, o altri ancora - hanno
avuto ben più ampia diffusione tra gli sportivi.
Sul finire degli anni Settanta, alcuni autori tedeschi, tra i quali Heck e Mader, avevano notato che la soglia
anaerobica corrisponde mediamente a una concentrazione di 4 mmol/l (millimoli per litro) di lattato ematico.
Questo valore ha assunto con il tempo un'importanza emblematica, al punto da essere utilizzato in termini pratici -
spesso con eccessiva disinvoltura scientifica - per individuare la soglia anaerobica non solo nei test incrementali, ma
anche in quelli a carico costante e negli esercizi sportivi di qualsiasi genere (dalla gara in bicicletta alla partita di
calcio...), il che ha generato non poca confusione e sovente grossolani errori interpretativi.
Vi sono tre punti da tenere sempre ben presenti a questo riguardo: il primo è che il valore di 4 mmol/l individua
mediamente la concentrazione di lattato alla soglia anaerobica, ma la variazione tra un soggetto e l'altro può essere
anche di 1 mmol/l in più o in meno (approssimativamente un terzo degli atleti ha meno di 3,3 mmol/l o più 4,7
mmol/l!). Il secondo è che la concentrazione di lattato (per esempio, le 2 o le 4 mmol/l) corrispondente a una certa
intensità lavorativa, quando è rilevata in un test incrementale non corrisponde a quella che si riscontra poi - a pari
intensità - in uno sforzo costante prolungato per decine di minuti. lì terzo è che la concentrazione di 4 mmol/l è
espressione di sforzi fisici ed equilibri interni estremamente diversi quando sia riscontrata in una partita di tennis o
di calcio piuttosto che al cicloergometro, e si deve stare dunque attenti a non cadere in interpretazioni errate del suo
significato, assimilandolo a quello che assume in esercizi a carico costante o incrementale.
A questo punto possiamo o dobbiamo toccare il concetto che ti è più caro, quello della «non esistenza» della soglia.
Io penso semplicemente che, soprattutto da un punto di vista pratico, la soglia non abbia il significato e
conseguentemente la rilevanza basilare che comunemente le vengono attribuiti. I lavori scientifici prodotti negli
ultimi quarant'anni tendono, nel complesso, a far sì che questo fenomeno venga inteso e percepito come un limite
ben definito nell'intensità dell'esercizio, una barriera: se la si supera, la produzione di acido lattico sovrasta
inesorabilmente la capacità dell'organismo di smaltirlo e, conseguentemente, si viene a determinare una condizione
di costante accumulo che obbliga dopo alcuni minuti a diminuire drasticamente l'intensità dello sforzo. Se invece si
resta sotto la soglia anaerobica, si può continuare l'attività a lungo e i limiti alla durata divengono solo quelli
rappresentati dal progressivo esaurimento delle riserve energetiche, dall' aumento della temperatura corporea o
dalla disidratazione, ma non dall'intensità dello sforzo in sé per sé.
È un concetto chiaro, facilmente acquisibile e percepibile quando si fa attività fisica.
Il punto è che, a mio avviso, questa barriera non esiste, o perlomeno non può essere considerata tale. Io ritengo che
la soglia anaerobica, quella identificata dal MLSS, sia tutto sommato una convenzione, così come in un test
incrementale la soglia può essere identificata a una certa potenza piuttosto che a un'altra (in funzione della
definizione che le viene data e del protocollo di esecuzione della prova). Persino la condizione stessa di MLSS è
fortemente dipendente dal protocollo del test. Del resto Beneke, uno dei ricercatori che maggiormente si sono
dedicati negli ultimi anni allo studio del MLSS, ritiene che: 1) il MLSS non corrisponde esattamente a una
condizione di massimo equilibrio tra produzione e rimozione dell'acido lattico; 2) la concentrazione alla quale
mediamente corrisponde il MLSS non è sempre attorno alle fatidiche 4 mmol/l, risultando più elevata nei gesti
sportivi che coinvolgono poche masse muscolari e più bassa in quelli che invece implicano il coinvolgimento di un
maggior numero di muscoli.
Puoi spiegare più precisamente le ragioni oggettive per le quali metti in dubbio il concetto di soglia?
Le mie perplessità sono sostanzialmente riconducibili a quattro considerazioni principali.
Vediamo la prima.
In generale si è sempre ritenuto che, al di sopra di determinate intensità lavorative, l'intervento del metabolismo
energetico anaerobico - e il conseguente accumulo di acido lattico - fosse sostanzialmente dovuto all'incapacità del
sistema aerobico di far fronte da solo alle richieste energetiche. Come abbiamo visto, questa è tuttora ritenuta la
causa principale delle variazioni del processo di produzione e rimozione del lattato, che danno luogo al fenomeno
della soglia anaerobica. Prescindendo dalla considerazione che il nostro organismo produce e smaltisce acido lattico
anche a riposo (anche quando ce ne stiamo in poltrona), in realtà, come ribadisce Gladden, sembra invece che il
muscolo sia adeguatamente ossigenato anche ai carichi sub-massimali (80-90 per cento del VO2max) ai quali si
verifica un significativo incremento della produzione dell'acido lattico. Inoltre, a mio parere non può passare
inosservato il fatto che - contrariamente a quanto molti ritengono - quando tali intensità sub-massimali vengono
sostenute a carico costante per alcuni minuti, il consumo di ossigeno supera i valori che ci si aspetterebbe dalla
proiezione della crescita sostanzialmente lineare rispetto all'intensità dello sforzo che invece si verifica fino ai 2/3
del VO2max. In parole più semplici, a questi livelli sub-massimali, per un certo aumento della potenza sviluppata
dall'organismo, il consumo di ossigeno aumenta in maniera più che proporzionale. Quest'ultimo fenomeno non
potrebbe avvenire se la capacità di ossigenazione fosse già al massimo, come solitamente si è portati a ritenere.
La seconda?
Da un punto di vista teorico, alcuni lavori scientifici hanno ipotizzato che il MLSS venga causato innanzitutto dal
raggiungimento della massima capacità di smaltimento del lattato ematico e, dunque, dall'incapacità di far fronte a
un ulteriore aumento della sua produzione, accelerando la rimozione così da evitarne il progressivo accumulo nei
tessuti e nel sangue. Se effettivamente il MLSS corrispondesse alla massima capacità di smaltimento del lattato,
elevando la concentrazione di quest'ultimo fino a 7-10 mmol/l mediante sforzi particolarmente intensi, l'immediata
successiva riduzione dello sforzo
Un carico di lavoro costante (esemplificato dal rettangolo nella parte inferiore della figura), tale da far aumentare
più di 1 mmol/l la concentrazione del lattato ematico tra il 10° e il 30° minuto (linea inferiore nel grafico, segnalata a
cerchietti), viene considerato al di sopra del MISS: a questo livello di sforzo, teoricamente, la capacità di
smaltimento del lattato dovrebbe già aver raggiunto il suo massimo. La sperimentazione condotta nel laboratorio
Mapei Sport mostra che, in realtà, se nei primi 5 minuti di esercizio il carico viene aumentato ulteriormente (in
questo caso di 50 watt), così da far salire maggiormente il lattato ematico (come indicato dalla linea superiore,
identificata da triangolini), una volta tornati al carico originale (quello che precedentemente dava luogo a un
aumento costante del lattato), il lattato inizia ugualmente a scendere: ciò è possibile solo grazie a una capacità di
rimozione del lattato stesso aumentata rispetto a quanto avveniva in precedenza. Questo risultato evidenzia che il
MISS non corrisponde alla massima capacità di rimozione del lattato dal sangue.
all'intensità corrispondente al MLSS non dovrebbe consentire una riduzione del livello di lattato precedentemente
raggiunto nel sangue, essendo la capacità di rimozione già massima in coincidenza del MLSS e appena sufficiente a
controbilanciare quello prodotto istante per istante in tali condizioni. Una nostra sperimentazione, presentata nel
2003 al convegno del l'European College of Sport Science, dimostra che in realtà le cose non stanno proprio così,
scardinando uno degli elementi basilari della teoria della soglia anaerobica. Se nel sangue (e nei tessuti) è presente
una concentrazione di lattato sensibilmente superiore a quella tipica del MLSS del soggetto, il limite della capacità
di rimozione che solitamente caratterizza il MLSS stesso viene «forzato» al punto da causare una riduzione
significativa e relativamente rapida del lattato ematico, anche se l'organismo è impegnato al carico di soglia o
leggermente al di sopra.
La terza?
Alle incongruenze teoriche sommariamente descritte nei punti precedenti fanno riscontro alcune considerazioni
pratiche. Una su tutte: se la soglia anaerobica rappresentasse una barriera netta tra fase di non accumulo del lattato
(condizione teoricamente tale da consentire di protrarre a lungo l'esercizio) e fase di accumulo (che dovrebbe
portare rapida mente all'esaurimento), analizzando la relazione tra i valori di intensità (potenza o velocità) e la
durata di competizioni che vanno tipicamente da una decina di minuti a molte decine di minuti, si dovrebbe notare
un «salto» di continuità fra quelle sotto la soglia e quelle sopra di essa. L'analisi dei primati mondiali o delle migliori
prestazioni ottenute da podisti che abbiano corso in una singola stagione gare come i 10.000 metri, l'Ora in pista e la
maratona non evidenzia invece alcuna discontinuità nella relazione potenza-tempo tra gare corse al di sopra e gare
corse al di sotto della soglia anaerobica. Fu proprio questa constatazione che mi spinse, alcuni anni fa, ad
approfondire il reale significato pratico della soglia anaerobica, fino a metterne in discussione l'esistenza stessa
come vera e propria «barriera». Queste osservazioni concordano peraltro con quanto pubblicato nel 1989 da
Péronnet e Thibault, secondo i quali la curva che interpola le migliori prestazioni su varie distanze di un singolo
atleta può essere chiaramente descritta da una funzione che consideri la sua capacità anaerobica, dal suo VO2max e
da un fattore che dia conto della caduta di quest'ultimo in funzione del logaritmo della durata della prova: dunque,
senza scomodare alcuna soglia anaerobica, e con una funzione lineare che in qualche modo nega la «discontinuità»
rappresentata dalla soglia stessa.
Veniamo al quarto punto.
La difficoltà di individuare la soglia anaerobica con un punto, una precisa intensità lavorativa, era stata evidenziata
da Mader, che aveva sottolineato come essa, al pari di ogni altro processo biologico, rappresenti un passaggio
graduale e non un salto vero e proprio. Proprio a causa della conseguente difficoltà metodologica di individuazione,
nel 1986 Heck e collaboratori definirono così i parametri per la sua identificazione pratica nei test: l'intensità
massima alla quale l'andamento del lattato ematico si mantiene costante o aumenta meno di 1 mmol/l dal decimo al
trentesimo minuto di esercizio a carico costante. Da qui si capisce quanto questa definizione sia sostanzialmente una
convenzione, tant'è che qualche autore la identifica invece con la potenza alla quale il massimo aumento di lattato in
20 minuti è di 0,5 mmol/l. Si badi che la differenza di potenza che in un soggetto si può riscontrare tra l'ultimo
carico effettivamente caratterizzato dalla costanza del lattato ematico e quello in cui esso aumenta di 1 mmol/l in 20
minuti è di un ordine di grandezza pari a quello che si può riscontrare tra la potenza massima sviluppata in una gara
di 20 minuti o di un'ora! Questo ci fa capire quanto anche il MLSS individui, tutto sommato, un ambito di potenza
abbastanza ampio da un punto di vista delle ricadute nelle prestazioni: non certo una soglia da intendersi come
«gradino» o come «barriera» vera e propria, secondo un' idea - tutto sommato sin qui avallata dalla letteratura
scientifica - che medici sportivi, allenatori e atleti hanno poi fatto propria, ma che non riflette la realtà del fenomeno
fisiologico.
È una «demolizione» rigorosa e complessa. Adesso prova a portarla sul piano delle decine di migliaia di amatori
(ciclisti, podisti, sciatori di fondo...) che ogni giorno si allenano con il frequenzimetro al polso, facendo i conti con le
loro soglie, e prova a trame qualche considerazione utile (e comprensibile) anche per loro.
È chiaro che questa revisione del concetto di soglia anaerobica implica quantomeno la possibilità - se non proprio la
necessità - di sviluppare una nuova metodologia di approccio all'allenamento delle discipline aerobiche. È quello che
stiamo cercando di fare a Castellanza. I primi riscontri sono incoraggianti, ma siamo comunque ancora abbastanza
lontani dall'obiettivo, anche se le linee generali di questa metodologia si vanno delineando chiaramente e su alcuni
ciclisti di elevato livello abbiamo già cominciato ad applicarle. Questo non significa assolutamente che il ricorso al
riferimento della frequenza cardiaca di soglia in uso attualmente sia da accantonare: ho già ampiamente sottolineato
la sua importanza per il miglioramento della qualità dell'allenamento di endurance. Il concetto più importante per
chi lavora e continuerà a lavorare su questa strada - come del resto in parte faremo anche noi - è quello di non
intendere la soglia come un muro: non pensare che l'acido lattico sia «veleno» e che «andare in acido» sia sempre
controproducente negli sport di endurance, come di fatto molti sono portati ancora a credere. Di conseguenza, ciò
deve portare a esplorare - soprattutto da parte degli atleti evoluti - quegli ambiti di intensità di allenamento che
sono anche al di sopra della frequenza o della potenza o della velocità di soglia. In altre parole, è sufficiente che la
revisione del concetto di soglia porti ad accantonare l'idea - che mi capita di sentire da sportivi di ogni livello - che
«la soglia non deve essere superata, né in allenamento, né in gara, altrimenti... » Il problema di fondo è che per
tenere sotto controllo l'intensità dell'esercizio al di sopra della soglia (ritenuta come l'intensità sostenibile al
massimo per 45-60 minuti), il cardiofrequenzimetro da solo spesso non basta, perché il rapporto tra frequenza
cardiaca e carico di lavoro diviene oltremodo instabile a questi ritmi: occorre dunque fare contemporaneamente (e
non in alternativa, lo sottolineo) affidamento sul cronometro (nel caso della corsa a piedi) o sui sistemi di
misurazione della potenza (nel caso del ciclismo), oltre che su eventuali misure di lattato. Soprattutto, anche in
questo ambito è necessario sviluppare la propria capacità di fare riferimento alle sensazioni soggettive di fatica. Del
resto, l'utilità e la validità di queste ultime nel controllo dell' allenamento sono ampiamente dimostrate dalla
letteratura scientifica internazionale.
La misurazione dei valori di soglia
L'importanza della soglia non è legata soltanto all' ampio dibattito scientifico e parascientifico che si è creato attorno
al la sua definizione, ma anche, dal punto di vista pratico, al fatto che su questo valore e sulla sua misura vengono
impostati i piani di allenamento di decine di migliaia di atleti, dilettanti e professionisti.
La misurazione della soglia sembra ormai essere patrimonio di tutti: medici, allenatori, palestre... Quanto sono
accurati questi test? Quali gli errori più comuni? A quali conseguenze possono portare gli errori, per esempio
quando la soglia viene sovrastimata? Come può un praticante valutare se un test è stato eseguito bene?
La risposta sta in buona sostanza in quanto già detto: ciò che si misura è un'intensità che più o meno si avvicina al
MLSS. Per la valutazione delle modificazioni delle condizioni di forma non è comunque tanto importante quanto sia
precisa la determinazione della soglia anaerobica con il metodo prescelto: conta assai più quanto essa sia ripetibile,
cioè quanto sia in grado di produrre lo stesso risultato in eguali condizioni di forma del soggetto. I fattori dai quali
dipende la ripetibilità sono molteplici. È importante la perizia di chi fa eseguire il test: il ricercatore deve conoscere
bene il protocollo applicato e avere adeguata esperienza nell'interpretazione dei risultati. Deve inoltre saper gestire i
fattori dai quali dipende la ripetibilità stessa: quelli che riguardano le condizioni nelle quali il soggetto si sottopone
al test (orario, temperatura ambientale, riscaldamento dell'atleta, alimentazione prima della prova eccetera) e quelli
strumentali. Il buon funzionamento degli ergometri (le bici stazionarie su cui si esegue il test) è fondamenta le, ed è
fortemente dipendente dalla qualità dello strumento e dall'accuratezza con la quale viene verificata la sua
calibratura. La ripetibilità dei dati rilevati da alcune apparecchiature, come il misuratore di consumo di ossigeno,
dipende sensibilmente dalla manualità dell'operatore e dalle procedure di calibratura. A prescindere da ciò, essa è
comunque condizionata da importanti limiti tecnologici insiti nei sistemi di misura dei gas respiratori.
Quanto possono contare gli errori nelle varie procedure sul risultato finale?
In alcuni test, l'insieme degli errori di misura può essere persino tale da superare le variazioni indotte dai
cambiamenti delle condizioni di forma, specialmente quando si confrontano tra loro prove eseguite nella fase
agonistica. Non è facile, soprattutto per l'utente finale, capire se un test è eseguito bene oppure no . In genere, ai fini
della personalizzazione dell'allenamento, il parametro di riferimento che si estrapola da questi test è la frequenza
cardiaca corrispondente alla potenza (o alla velocità) della soglia anaerobica: sulla base della nostra esperienza, in
un soggetto allenato essa ricade tra il 90 e il 94 per cento della frequenza cardiaca massima (quella reale del
soggetto, non quella teorica, cioè il classico 220 - età). Se questo dato viene sovrastimato, è ovvio che l' allenamento,
specie quello «alla soglia», può risultare troppo intenso. In ogni caso, gli ambiti di frequenza cardiaca di riferimento
dei vari mezzi di lavoro vanno considerati con raziocinio nell' allenamento, anche tenendo conto del fatto che, a
parità di potenza sviluppata, la frequenza cardiaca si modifica sia con il passare dei minuti all'interno della singola
seduta di allenamento, sia da un giorno all'altro, subendo sbalzi significativi (anche di una ventina di battiti!) in
conseguenza del lavoro svolto nelle giornate precedenti, della qualità del recupero e di eventuali malattie.
I test più sofisticati fanno riferimento all'acido lattico e, più recentemente, alla potenza.
Quando il riferimento diviene la concentrazione di acido lattico o la potenza sviluppata, gli errori di valutazione
possono risultare, a mio avviso, ancora più insidiosi. Può esserci una discrepanza tra i diversi sistemi di misurazione
della potenza (nel nostro laboratorio, per ovviare a questo inconveniente, ci siamo dotati di un calibratore dinamico,
con il quale controlliamo periodicamente la taratura sia dei nostri ergometri, sia dei sistemi di misura della potenza
utilizzati dai nostri atleti). Oppure, gli errori possono derivare dal fatto che la potenza rilevata durante un test
incrementale in corrispondenza della soglia non può essere poi trasferita come riferimento per uno sforzo
prolungato. Una situazione analoga si verifica per il lattato: se per esempio si individua il carico di lavoro (velocità o
potenza) corrispondente alle 4 mmol/l mediante un test incrementale, quanto più gli step (cioè gli incrementi di
carico che l'atleta deve affrontare in successione) sono brevi e comportano un elevato aumento del carico, tanto più
il lattato aumenterà rapidamente oltre le 4 mmol/l durante un allenamento a carico costante svolto a quella stessa
potenza, e l'esaurimento potrà anche arrivare in pochi minuti.
Ma in quale misura una rilevazione errata della soglia può rendere inutile un allenamento che si basi su quei
parametri?
Ai fini dell'efficacia dell'allenamento è difficile dire quanto sia importante la precisa identificazione della soglia
anaerobica: dopo la divulgazione verso la base di questo concetto si era fatta largo la convinzione che per migliorarla
si dovesse lavorare il più possibile intorno alla sua stessa intensità, ovvero né troppo sotto né troppo sopra.
L'insieme degli studi al riguardo - molto interessante tra questi la metanalisi pubblicata nel 1987 da Londeree -
dimostra che in generale, per migliorare la soglia anaerobica, serve sì allenarsi intorno a essa, ma anche che soggetti
non particolarmente allenati traggono altrettanto giovamento anche da intensità leggermente inferiori. Mentre
quelle superiori sembrano essere indispensabili, o comunque utili, per indurre adattamenti negli atleti evoluti. In
ogni caso, da questo punto di vista i principali adattamenti si realizzano nelle prime 8-12 settimane di lavoro
specifico.
Nell'allenamento dei maratoneti ha un'importanza fondamentale il concetto di soglia aerobica, sia a livello teorico,
sia per predire la prestazione. Nel ciclismo non se ne parla mai. Perché?
Bisogna innanzitutto chiarire che, analogamente a quanto avviene per il concetto di soglia anaerobica, anche quello
di soglia aerobica può sottintendere ambiti di intensità leggermente diversi tra loro, a seconda della definizione che
si attribuisce al termine. In un protocollo incrementale, dal punto di vista della ventilazione la soglia aerobica viene
identificata con l'intensità alla quale si verifica un primo incremento del l'equivalente ventilatorio dell'ossigeno (cioè
del rapporto tra quantità d'aria ventilata e ossigeno che da essa viene estratto per essere consumato dall'organismo).
Dal punto di vista dell'andamento dell'acido lattico, invece, il termine soglia aerobica si usa più comunemente per
indicare l'intensità alla quale la concentrazione del lattato ematico raggiunge le 2 mmol/l (contro le 4 che, come
abbiamo detto, esemplificano l'individuazione della soglia anaerobica). Nella corsa a piedi l'importanza di questa
soglia lattacida di 2 mmol/l - che, ancor più dell' altra, può essere considerata una convenzione - deriva soprattutto
dal fatto che essa, se ricavata attraverso un test incrementale effettuato con step abbastanza prolungati (per esempio
con incrementi di 1 km/h della velocità ogni 5 minuti) corrisponde con buona approssimazione all'andatura che l'
atleta, se adeguatamente allenato, può mantenere nella maratona. Tant'è che rappresenta uno dei modi per
impostare o verificare la tabella del ritmo di gara, come usualmente facciamo anche nel nostro laboratorio. Da un
punto di vista fisiologico
Andamento del lattato ematico in un esercizio al cicloergometro nel quale i carichi vengono aumentati a distanza di
alcuni minuti (solitamente da 3 a 8, in funzione del protocollo adottato). Possono essere identificati diversi valori di
soglia, secondo le definizioni formulate dai diversi autori: l'OBLA (onset of blood Iactate accumulation) indica
l'intensità alla quale mediamente ha inizio l'accumulo del lattato ematico nei carichi costanti, e viene identificata
con il raggiungimento delle 4 mmol/l, valore comunemente preso come riferimento per la soglia anaerobica. La
concentrazione di 2 mmol/l viene invece solitamente definita come «soglia aerobica». Esistono poi altre soglie,
come la LT (Iactate threshold) che - secondo i diversi autori - può essere contraddistinta dall'intensità alla quale il
lattato ematico inizia ad aumentare rispetto ai valori basali, o quella in cui esso si eleva di 1 mmol/l al di sopra dei
valori basali.
sembra essere abbastanza vicina alla cosiddetta massima potenza aerobica lipidica, un concetto sulla cui importanza
Enrico Arcelli ha insistito molto negli ultimi anni.
Di che cosa si tratta?
La massima potenza aerobica lipidica - della quale a livello di letteratura scientifica internazionale si sta occupando
soprattutto Asker Jeukendrup - rappresenta l'intensità alla quale il consumo di grassi raggiunge la sua massima
portata e con esso l'attivazione delle vie metaboliche che lo rendono possibile. Da qui la potenziale utilità -
perlomeno teorica - di svolgere allenamenti specifici a questa intensità di esercizio. Nel ciclismo non si parla molto
di soglia aerobica, ma di fatto gli atleti svolgono quantità relativamente elevate di lavoro intorno a questa intensità:
essa grossomodo corrisponde più o meno al cosiddetto «ritmo medio», quando questo è identificato (come nella
classificazione dei mezzi che personalmente suggerisco) una ventina di pulsazioni al di sotto di quelle che
grossomodo identificano la soglia anaerobica. Va detto, infine, che il senso attribuito al termine soglia anaerobica a
volte è talmente ampio da contenere nel suo ambito persino quella che qui abbiamo definito soglia aerobica. Come
ho già ricordato, nei primi lavori pubblicati su Atletica Leggera lo stesso Conconi sottolineava una certa coincidenza
tra la velocità di deflessione della frequenza cardiaca nel suo test e la fase di elevazione del lattato al di sopra dei
livelli basali, ben più prossima alle 2 che alle 4 mmol/l.
La scienza dell'allenamento è una materia complessa e pluridisciplinare, che negli ultimi vent'anni ha avuto
un'enorme evoluzione. Ma il ciclista resta un uomo che pedala. Come possiamo sintetizzare i nuovi «strumenti» di
lavoro che la ricerca gli ha messo a disposizione?
Nel corso degli ultimi vent' anni la bici per le gare su strada non ha subito stravolgimenti, ma si è comunque evoluta:
una piccola rivoluzione si è verificata per quanto riguarda i materiali, soprattutto grazie alla sempre maggiore
diffusione del carbonio. Per quanto riguarda invece gli aspetti più legati alla fisiologia e all'allenamento
(tralasciando la farmacologia, ovviamente), lo strumento che ha influito maggiormente sul lavoro quotidiano del
ciclista è stato indubbiamente il frequenzimetro - comparso sulla scena alla fine degli anni Settanta - che ha
implementato le sue potenzialità grazie all'estensione del suo utilizzo integrato con il computer. Un altro strumento
sicuramente destinato a influire sulle future abitudini di lavoro del ciclista sarà il misuratore di potenza, comparso
sul mercato negli anni Novanta, a mio parere ancora lontano dall' ottimizzazione delle sue possibilità di utilizzo in
allenamento.
Nonostante la loro crescente diffusione, non considero invece importanti gli elettrostimolatori, per l'uso improprio
o del tutto ingiustificato che nel ciclismo spesso ne viene fatto. Mentre meriterebbero un certo approfondimento i
sistemi per l' allenamento o per il pernottamento in condizioni acute di ipossia, le classiche camere ipobariche
ipossiche, la cui utilità è abbastanza fondata dal punto di vista scientifico, per quanto inferiore a quella supposta
dalla maggior parte degli utilizzatori. E comunque fanno parte di un corollario a mio avviso giustifica bile solo per
atleti professionisti.